“… ho disegnato a matita il volto di un bambino immaginario e quindi ho replicato l’immagine fotocopiandola 120 volte. Ciascun foglio è stato disegnato a pastello, e proprio nell’attenzione rivolta al segno e al gesto della mano sulla superficie della carta ritrovo la mia maniera di lavorare … raffigura un volto che ricorda vagamente il volto Nkosi Johmson (NdR bambino sudafricano morto di AIDS assurto a simbolo della lotta contro questo flagello), immerso in un paesaggio dai colori delicati, paesaggio della mente, carte colorate, tante carte colorate, come facevo da ragazzino …” (Giuseppe Tabacco)
Le immagini rivestono tutta la superficie di un angusto ascensore dalla forma strana, stretta e lunga, a stringere coma la morsa di una tenaglia. Così quando si entra, da soli o al massimo con un singolo complice, al primo impatto di curiosità per l’insolita ripetitività di queste immagini in colori tenui ed apparentemente distensivi, segue una sensazione di malinconia. Si percepisce quasi immediatamente la somiglianza di questo volto con il bimbo stroncato dall’AIDS, e si abbassano gli occhi sotto il suo sguardo che circonda.
Fin qui la mostra, ma vogliamo parlare anche dell’iniziativa. Il suo valore diventa evidente quando finita la corsa dell’ascensore ci si trova, sui pianerottoli dei vari piani, nel bel mezzo di una festa. Sviluppando quest’idea un condominio come tanti si è scrollato di dosso la noia del vivere i rapporti di vicinato tra false cortesie e beghe. L’anonimato, l’alienazione, lo scollamento … sintomi diffusi tra le tante porte della città dormitorio, sono stati sconfitti da inquilini che sono diventati abitanti del loro territorio comune. Una comunità nasce attorno ad uno spazio che permette l’identificazione: nel condominio di Via Tola 42 attivisti e passivi sono ormai uniti dalla fierezza di avere superato la carenza di significati del loro spazio sociale. Hanno cominciato con opere di interesse personale, ed ora annoverano in calendario nomi di tutto rispetto, con punte di livello internazionale. Non è detto che tutti i fabbricati debbano raggiungere questi gradi di successo, ma se almeno si diffondessero questi stimoli di riappropriazione del territorio da parte delle comunità di abitanti, il valore condiviso sarebbe già inestimabile.
Articoli correlati
Progettare con la comunità
Marco Felici
Re Lear è morto a Mosca, Re Chicchinella, Lo cunto de li cunti: tanti gli spettacoli che hanno spiccato per…
Dai film cult alle ultime uscite del 2024. Una selezione di titoli estremamente vari, accomunati soltanto da case d'asta, vendite,…
Dai costumi e scene per balletto di Yves Saint Laurent, all’evoluzione del colore rosso esplorato attraverso tessuti e documenti storici:…
Sulle note di All I Want for Christmas Is You di Mariah Carey o di Last Christmas, ma anche dell’intramontabile…
Oggi l’enorme accessibilità dell’arte attraverso il digitale apre interrogativi inediti: guardare un quadro al PC può avere gli stessi effetti…
Cristiano Carotti torna a Venezia con una nuova mostra personale presso Crea Cantieri del Contemporaneo: un progetto installativo e site…
Visualizza commenti
Gentile e importuna Sara Magister,
Le confesso che il mio intervento su Democrito non era un "esempio", bensì una metafora, ironica, sarcastica, ma sempre una metafora.
Per il semplice fatto che, anche secondo il volume del Capizzi da Lei citato, la Scienza del V° secolo a.c. non ha alcuna analogia con la scienza di Galileo.
Indice questo del fatto che, a quanto pare, del libro di Capizzi Lei non deve avere compreso molto, ammesso che lo abbia letto.
In secondo luogo la informo che trattavasi di un inciso e che la discussione verteva su altro.
E’ una pessima abitudine, fin troppo diffusa, quella di estrapolare una frase da un discorso più articolato, per poi parlare delle poche cose che si sanno, o che si crede di sapere.
Ergo la invito, prima di indirizzare la sua attenzione verso libri più complessi, a imparare a leggere le cose più semplici come i messaggi di un commentario.
Dovremmo parlare di cosa?
Non mi dilungo oltre; non vorrei costringerla a fatiche disumane per comprendere ciò che ho appena scritto.
Ubi maior, minor cessat.
Ciao, Biz.
Gentile Signora Sara è per caso la Sara Magister di Katalibri? Se sì, ma anche se non lo fosse, un saluto rispettoso.
Gentile e brillante Biz, attento agli esempi. Su Democrito, gli atomi e la scienza nel V sec. a.C. leggiti "La Repubblica Cosmica" di A. Capizzi. Poi ne parliamo
a Biz ... ma come ci si sente a parlare e giuducare cose che non sperimentate in prima persona? Mi sembri l'inquisizione che processò Galileo Galilei per avere osato affermare che le tesi vanno sperimentate ...
Roger,
credi forse che Democrito, nel V° sec. a.c., abbia dovuto farsi una passeggiata attorno al globo prima di affermare che la terra è rotonda?
O pensi abbia avuto un microscopio quando scoprì gli atomi?
Ad ogni modo il tuo esempio non calza, qui non vi è nulla di scientifico.
E Galileo era uno scienziato, non un'artista.
Se confondi l'Arte con la Scienza la puoi confondere con qualsiasi altra cosa.
Di questo passo si finirà per allestire mostre dentro gli ascensori e lubrificare argani nel mezzo delle sale nobili di un museo.
Quanto all’inquisizione, lascia stare.
Qui l’unico ad essere inquisito sono io per il semplice fatto che non approvo quest’iniziativa.
Vuoi dirmi che tutti coloro che l’apprezzano l’hanno visitata?
Nutro seri dubbi al riguardo.
Ciao, Biz.
Precisazioni:
- Curatore delle mostre è il sig. Carmine Mario Mulière. Non io.
- Le foto da Bucarest riguarderanno, come già detto, il "grafico colorato". Non altro.
Ricordo, a chi interessato, la mostra - ultima per quest'edizione della Lift Gallery - di Vettor Pisani. Dal 19 al 26 dicembre.
Grazie e ciao.
A Biz,
poiché sono una sporadica lettrice di Exibart, ho letto solo ora la sua risposta alla mia notazione su Democrito. Mi fa molto piacere che anche lei conosce entrambi i libri di A. Capizzi, il quale ha dato una lettura a mio parere giusta ma decisamente controcorrente, almeno nel panorama romano, sulla questione. Tuttavia mi dispiace che una mia osservazione, consapevolmente marginale rispetto al tema dominante su cui verteva la discussione, sia stata presa da lei così seriamente. Indubbiamente internet impone una lettura veloce, spesso superficiale, ed entrambi abbiamo forse male interpretato le nostre reciproche parole. Ma credo che né il suo anonimato né l’argomento in questione la possano autorizzare a dare giudizi così perentori e, quelli sì, importuni sulla mia persona o sulle mie facoltà mentali. Ma forse fa parte del personaggio e dunque “the show must go on”...
Al di là di tutto vorrei cogliere l’occasione per complimentarmi con chi, come spesso lei, con osservazioni argute e puntuali e anche con una, quando costruttiva, verve polemica, contribuisce a rendere vivo e arricchente il dibattito sull’arte.
Gentile Signora Sara Magister,
Accetto di buon grado la critica che mi rivolge.
Ciò che mi aveva recato fastidio non era il suo commento ma l'inciso finale "poi ne parliamo".
Spero di poterLa leggere ancora, mi piace molto il Suo distacco.
Se ho qualcosa per cui porgerLe le mie scuse, La prego di accettarle.
Ciao, Biz.
Simpatico Biz,
ma ci mancherebbe! Lei è una persona stimabile, almeno per quel poco che ho avuto modo di capire da quanto scrive. L'importante è "patti chiari, amicizia lunga"! a presto, Sara
Perche questa iniziativa non è stata per niente divulgata e pubblicizzata a a livello nazionale? La trovo una iniziativa notevole.