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Taranto festeggia i 50 anni della sua Concattedrale, opera di Gio Ponti
Architettura
La Concattedrale Gran Madre di Dio di Taranto, progettata dal celebre architetto Gio Ponti, compie 50 anni e, per celebrare la ricorrenza, sono state organizzate varie iniziative, dalla mostra alla pubblicazione di un libro. Il progetto è nato da un accordo stipulato a giugno 2019 dall’Arcidiocesi di Taranto, dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Brindisi, Lecce e Taranto e dal Dipartimento di Scienza dell’Ingegneria e dell’Architettura del Politecnico di Bari e scaturisce dall’esito di una tesi di laurea realizzata da cinque giovani architetti dell’ateneo barese.
Una mostra e un libro per celebrare la Concattedrale Gran Madre di Dio
A dicembre è stata inaugurata la mostra “Gio Ponti e la Concattedrale Taranto 1970-2020. Il sogno di una città, il sogno dei suoi cittadini e il sogno di Guglielmo e di Giovanni“. La mostra sarà allestita presso il Museo Diocesano di Taranto, promossa dalla DGCC -Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, d’intesa con la Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Puglia, il CSAC – Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma, Gio Ponti Archives, il Comune di Taranto, l’Istituto di Studi Superiori Musicali “G. Paisiello” di Taranto, l’Associazione Chromophobia e il Do.Co.Mo.Mo Italia.
Lo scorso ottobre, invece, è stato pubblicato il libro Gio Ponti e la Concattedrale di Taranto. Lettere al committente Guglielmo Motolese (1964- 1979), a cura di Vittorio De Marco, edito da Silvana Editore. Dal fitto epistolario tra l’artista e l’Arcivescovo emerge la testimonianza del desiderio di offrire alla città di Taranto un’architettura che fosse a servizio della fede e della liturgia.
In calendario anche l’organizzazione del convegno internazionale Gio Ponti e la Concattedrale Taranto 1970-2020. Protagonisti, liturgia, tutela e valorizzazione, previsto per la primavera 2021, patrocinato dall’Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto della CEI, da numerose Università nazionali e internazionali e dagli Ordini professionali della Provincia di Taranto.
Ma le iniziative non finiscono qui. Il Comune di Taranto ha infatti stilato un accordo con l’Arcidiocesi cittadina per il ripristino delle vasche antistanti la Concattedrale, dando finalmente spazio all’idea originaria di Gio Ponti, che aveva immaginato la sua opera come una nave con le vele spiegate che si specchia nelle acque del Mar Ionio, in omaggio alla tradizione marinara della città. Il Comune conferirà anche la cittadinanza onoraria post mortem a Gio Ponti, esaudendo così un desiderio del grande architetto.
Gio Ponti e la Concattedrale di Taranto
«Costruire una chiesa è un po’ come ricostruire la religione, restituirla alla sua essenza». Commissionata dall’Arcivescovo Mons. Guglielmo Motolese, in considerazione dell’espansione della città verso la nuova zona orientale, la Concattedrale è solo uno degli innumerevoli edifici sacri progettati da Gio Ponti.
«Ho pensato: due facciate. Una, la minore, salendo la scalinata, con le porte per accedere alla chiesa. L’altra, la maggiore, accessibile solo allo sguardo e al vento: una facciata per l’aria, con ottanta finestre aperte sull’immenso, che è la dimensione del mistero…altrimenti dove si dovrebbero sedere gli angeli?». Il complesso iter realizzativo, è testimoniato da ben tre progetti.
Il 29 giugno 1967 fu posata la prima pietra. Ma a causa di una falda acquifera, l’architetto fu costretto ad adeguare il progetto e a sollevare la struttura, che acquistò in altezza. A distanza di poco più di tre anni, la domenica del 6 dicembre 1970, le porte della Concattedrale di Taranto, vennero aperte alla cittadinanza e, per l’occasione, si tenne anche un meraviglioso concerto del Coro della Cappella Sistina di Roma. Oggi, a cinquant’anni da quel momento, Taranto celebra la sua splendida concattedrale, la cui chiesa superiore può accogliere 3mila persone e che promette di farlo ancora per moltissimi anni.