La villa di Michelangelo Antonioni, conosciuta come “la Cupola” e situata nel cuore di Costa Paradiso, versante della Gallura, è stata vandalizzata nei giorni scorsi. A lanciare l’allarme, Abitare la Vacanza, festival di architettura dedicato alla diffusione delle buone pratiche per la gestione dei territori. «Lo stato di avanzato degrado in cui versa l’opera pare evidenziare che non siano state attuate le misure necessarie alla tutela dell’immobile che è un bene di straordinaria importanza proprio per le caratteristiche tecnico-costruttive, costituendo un unicum nel panorama dell’architettura del Novecento», spiegano gli organizzatori del Festival che, nel programma di quest’anno, ha previsto una serie di azioni proprio in Costa Paradiso, luogo nato alla fine degli anni sessanta dalla creatività dell’imprenditore milanese Pierino Tizzoni.
Realizzata dall’architetto Dante Bini nei primi anni Settanta, la Cupola è stata sottoposta alla Dichiarazione di Interesse culturale ai sensi del D. Lgs. N. 42/04 e s.m.i., art. 10, comma 3, lettera de artt.13 e 14, nel 2015. Nel testo si legge che «Scopo di questa dichiarazione è la tutela del bene e la sua salvaguardia da trasformazioni e usi impropri. Eventuali modifiche dovranno avere il carattere della reversibilità e/o aggiungersi all’architettura esistente senza alterare il suo linguaggio e il carattere peculiare che gli è proprio». «Lo stato di avanzato degrado in cui versa l’opera pare evidenziare che non siano state attuate le misure necessarie alla tutela dell’immobile che è un bene di straordinaria importanza proprio per le caratteristiche tecnico-costruttive, costituendo un unicum nel panorama dell’architettura del Novecento», spiegano gli organizzatori del Festival.
La villa fu progettata come residenza estiva del regista Michelangelo Antonioni e dell’attrice Monica Vitti, una delle coppie più celebri di quegli anni. La storia dell’edificio incrocia infatti quella del cinema: tutto iniziò nel 1964, durante le riprese del film Deserto Rosso, sull’isola di Budelli. In quell’occasione il regista scoprì un luogo speciale, allora selvaggio, quello che sarebbe diventato Costa Paradiso, oggi parte del territorio di Costa Rossa. Antonioni decise allora di acquistare il terreno dove edificare la sua residenza estiva e per la progettazione si affidò all’architetto Dante Bini, che Monica Vitti aveva conosciuto nel 1968 durante le vacanze a Cortina d’Ampezzo.
L’architetto descrisse all’attrice la sua idea di realizzare una cupola in un’unica colata di cemento gonfiata e sollevata grazie a una camera d’aria. L’innovativa tecnologia Binishell venne sviluppata negli anni ’60 e si dimostrò un’idea fortunata, tanto che oggi in tutto il mondo sono oltre 1.500 gli edifici costruiti con questa tecnica, considerata una tecnologia sostenibile.
Negli anni in cui fu abitata dalla coppia diventò il punto d’incontro di registi, attori, artisti, poeti, intellettuali, come Tonino Guerra, Andrej Tarkovskij, Macha Méril, il pittore Sergio Vacchi e molti altri. Poi, quando i due si separarono, la villa passò di mano in mano, dando inizio al suo declino. Attualmente l’edificio è proprietà privata, non è possibile accedervi ma dall’esterno presenta segni evidenti di degrado dei componenti di calcestruzzo e già da anni è attivo un movimento per chiederne la salvaguardia. Nel 2014 l’olandese Rem Koolhass, architetto tra i più noti sulla scena internazionale e curatore della XIV Biennale di Architettura di Venezia, definì il progetto di Bini «Una delle architetture migliori degli ultimi cento anni».
Ma nei giorni scorsi, la vetrata curva e una parte della parete esterna dell’architettura sono state imbrattate con della vernice spray. Il festival Abitare la Vacanza ha informato la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Province di Sassari e Nuoro di questo grave episodio, lesivo del patrimonio architettonico moderno. «Il nostro festival ha posto al centro del programma la valorizzazione delle architetture nei tre siti (Colletta di Castelbianco in Liguria, Baratti in Toscana, Costa Paradiso in Sardegna) comprese quelle opere come l’architettura sperimentale di Bini», continuano. «Siamo estremamente convinti che occorra cambiare rotta, affinché la Cupola di Antonioni venga riconosciuta come bene culturale anche dalla comunità. In questo senso invitiamo la Comunità del Territorio di Costa Paradiso e il Comune di Trinità d’Agultu a farsi promotori, insieme a noi e alle istituzioni culturali, affinché dal territorio possa partire un processo di conservazione e valorizzazione della Cupola».
«La cupola è un’opera unica – afferma Carlo Dusi uno dei massimi esperti di Dante Bini – risultato di una congiuntura irripetibile tra la sensibilità artistica di Antonioni e l’innovativa ricerca architettonica di Dante Bini in un luogo eccezionale. Condensa quanto di più autentico l’effervescente cultura degli anni 70 stava elaborando. È Architettura, monumento. La sua perdita non è ammissibile».
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Grande Spek hai spaccato !!