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Dell’estraneamento geografico | Mappe e territori secondo Layla Curtis

di - 3 Maggio 2002

…inducono una serie di questioni irrisolte sull’autorità e pertinenza del nostro definire i confini delle culture, nonché sulla dinamica delle storie e delle politiche nazionali ed internazionali.

Incontriamo Layla Curtis, generazione 1975, tra le giovani artiste inglesi più viste e recensite nel Regno Unito negli ultimi cinque anni. Una delle sue opere più complesse, “United Kingdom”, è stata acquistata dalla Tate Modern nel 2000 ed è oggi apprezzata dal pubblico nella sezione tematica “Land/Matter/Environment”. Altre “mappe” sono state parallelamente acquisite da altre collezioni importanti, come la Salomon e la Moores Family Collection, o sono state presentate in collettive (New Contemporaries 99 in Liverpool e Londra, The Office of Misplaced Events presso Lotta Hammer, Double Take alla Apex Gallery di Portsmouth) e personali di ampia risonanza (Milton Keynes Gallery, Rhodes + Mann a Londra). Attualmente è presente nella recente pubblicazione “Here, There, Elsewhere” curata da David Blamey e accompagnata da una mostra al London Print Studio di Londra, e sta lavorando per una mostra da tenersi alla Cube Gallery di Manchester, intitolata “Urban Memory in Manchester”.
Layla Curtis ha studiato pittura ad Edinburgo e successivamente scultura al Chelsea College di Londra. La sua ricerca si è però presto spostata su altre forme e contesti di ricerca, come presto andiamo a scoprire.


Layla, so che non hai lavorato sempre ed esclusivamente con le mappe. Ci puoi raccontare meglio della tua formazione e di come il tuo lavoro si è progressivamente indirizzato verso l’attuale interesse per il cosiddetto “codice delle mappe”?
Ho sempre trovato una solida fonte di ispirazione nell’esplorazione e nella conoscenza di nuovi ambienti e culture, sia viaggiando che lavorando all’estero. Nel corso dei miei studi superiori in belle arti, ho cercato di cogliere ogni possibile occasione per spostarmi, partecipando a programmi di scambio culturale, lavorando all’estero durante le vacanze, viaggiando in Europa. Ho anche trascorso 3 mesi nella giungla del Belize come volontaria per un’associazione ambientale senza scopo di lucro. In quel periodo mi sentivo insoddisfatta del mio lavoro come artista, mi accorgevo di essere molto più entusiasta di viaggiare che non di dipingere. Nel corso del mio ultimo anno di studi in belle arti, disegno e pittura ho smesso di dipingere ed ho cominciato a produrre un tipo diverso di lavoro che trovava spunto e si sviluppava quasi spontaneamente dal mio interesse per i viaggi. Le mappe hanno sempre avuto una funzione importante nel processo di ricerca e pianificazione dei miei viaggi. Inizialmente ho adottato le mappe a documentazione dei progetti che andavo realizzando in diversi luoghi in giro per il mondo. A questo punto le mappe erano presenti nel mio lavoro accanto ad altro materiale documentario, fotografia, video e rapporti scritti delle mie attività.
Quando ho cominciato ad adoperare le mappe in maniera più consistente, ho preso a riconoscere la loro validità al di là della semplice rappresentazione topografica. Notavo che le mappe non sono così imparziali come inizialmente credevo, sono documenti generalizzanti, selettivi nella scelta delle informazioni che offrono e contengono una predeterminata conoscenza sul mondo che ci circonda. Ho cominciato ad interessarmi agli errori e alla natura soggettiva della mappe che usavo. Inoltre ero consapevole della fiducia pressocchè assoluta che avevo riposto nelle mappe per individuare la mia collocazione nel corso dei miei viaggi. Questo interesse inevitabilmente ha cominciato ad informare il mio lavoro ed io ho preso a sperimentare con l’idea di muovermi attorno al supporto delle mappe, capolvolgendone e minandone il sistema di fede assoluta che costituiscono e rappresentano.

In che modo e con quale tecnica intervieni sul materiale di base delle mappe? Segui sempre gli stessi procedimenti, oppure la tua tecnica cambia da lavoro in lavoro?
Per produrre le mie mappe “a collage”, comincio con il tagliare, smembrare e letteralmente fare a pezzi determinate aree tratte dalle mappe automobilistiche, poi riassemblo questi pezzi in un nuovo ordine. Di solito quando comincio un nuovo lavoro a collage, prima definisco il profilo del paese o della regione sulla quale sto operando, poi posiziono grandi centri urbani, cittadine e villaggi all’interno di questo contorno. Molto tempo viene dedicato a considerare non soltanto la collocazione dei centri urbani, delle cittadine, delle strade all’interno del collage, ma anche le implicazioni determinate dalla particolare manipolazione della mappa. Spesso, prima di mettermi ad incollare la “nuova” mappa, mi ritrovo con diversi strati di sezioni di mappe, accumulate l’una sull’altra come potenziali opzioni. Finalmente controllo che la maggior parte delle strade si ricolleghino, in modo da dare l’impressione iniziale che si tratti delle mappe d’origine.
Per la serie di mappe a collage è importante che io lavori fisicamente e direttamente sulle mappe originali, anzichè, per esempio, tramite l’utilizzo di un computer. Questo consente di mantenere visivamente evidenti le mie operazioni di taglio ed i segni lasciati sulle mappe, inoltre mi consente di construire fisicamente superfici complesse all’interno del singolo lavoro. Il processo del collage di mappe evolve organicamente ed è inevitabile che in tale processo mi trovi a scoprire sempre nuovi aspetti del lavoro. Spesso decido di seguire queste nuove direzioni sviluppando alcune serie particolari e discrete di ricerca.

Nel tuo lavoro è evidente che la pura forma geografica (per esempio, di paesi, regioni, etc.) ha un ruolo determinante nella manipolazione delle mappe, cosicchè in alcuni casi a partire dalla similarità formale di certi luoghi geografici si procede poi al loro spostamento. Tuttavia le culture rappresentate e significate attraverso tali forme puramente visive sono poi di necessità “manipolate” con i tuoi interventi. Qual è il tuo commento su questo aspetto del tuo lavoro?
Le mappe sono intrinsecamente collegate alla condizione politica e storica come pure alla geografia di un territorio. Di conseguenza, alterando la mappa, inevitabilmente vengono presentate storie e politiche diverse, alternative. Considero le mappe come un’occasione per riflettere su una diversa concezione del mondo: un mondo distribuito in maniera diversa, dove nulla è come appare. Giustapposizioni nuove e spesso scomode vengono prodotte, con riferimenti alle relazioni internazionali ed alla storia moderna ed antica.

Fino a che punto la partecipazione e la risposta dello spettatore al tuo lavoro è di rilievo nella tua attività? I tuoi lavori sembrano porre domande senza veramente dare risposte definitive …
Le risposte al mio lavoro spesso mutano da spettatore a spettatore. Trovo interessante il fatto che lo stesso lavoro possa provocare reazioni diverse quando esposto in regioni e paesi diversi. Mi interessa produrre opere che possano porre una serie di domande e possano essere aperte ad un vasto numero di interpretazioni a seconda dei punti di vista, delle opinioni, dei pregiudizi e delle tendenze che lo spettatore porta con se’ nel lavoro.

A che cosa stai attualmente lavorando? Quali i progetti per il futuro?
Sto portando avanti una serie di lavori che esplorano il significato del nome di alcuni luoghi geografici negli Stati Uniti, nomi che hanno un referente con una emozione, uno stato mentale oppure un credo politico. Alcuni esempi: Happy, Bliss, Joy, Hope, Enterprise, Big Buck, Liberty, Unity, Freedom, Defiance, Imperial, and Death Valley.

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Ampia documentazione sul lavoro di Layla Curtis si può trovare nel sito dell’artista:
www.laylacurtis.com

Rhodes + Mann
37 Hackney Road
Shoreditch
London E2 7NX
Tel: +44 020 7729 4372
Fax: +44 020 7729 4754
Email: mail@rhodesmann.com
Website: www.rhodesmann.com

Tate Modern
Bankside
Londra SE1 9TG
Tel (per prenotazioni): +44 020 7887 8888
Orario: Lunedi – Giovedi 10.00 – 18.00
Venerdi – Domenica 10.00 – 22.00
Biglietti: intero £10.00
ridotto £8.00
gruppi (solo dal lunedi al venerdi), intero £8.00, ridotti £7.00
Ingresso libero a bambini sotto i 12 anni se accompagnati

Milton Keynes Gallery
900 Midsummer Boulevard
Milton Keynes MK9 3QA
Tel: +44 01908 558 900
Fax: +44 01908 558 308
Email: mkgallery@mktge.co.uk
Website: www.mkweb.co.uk/mkg
Orario: Martedi’ – Sabato 10.00 – 17.00
Domenica 11.00 – 17.00
Ingresso: gratuito

London Print Studio
425 Harrow Road
London W
Tel: +44 020 8969 3247
Fax: +44 020 89
Email: info@londonprintstudio.org.uk
Website: Here, There, Elsewhere. Dialogues on Location and Mobility” edited by David Blamey, Open Editions, London 2002, E 22.50


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