Poi magari la mostra che a Kassel aprirà il 16 giugno prossimo sarà completamente diversa da come ce la immaginiamo. Ma nel frattempo non si può dire che tutte queste azioni di avvicinamento alla documenta 12 siano semplici segnali di richiamo o di avvistamento. No, sembrano dirci: “ecco, ci siete già dentro!” Azioni troppo dense di paradigmi concettuali, o di considerazioni di carattere teorico-espositivo, azioni troppo mirate ad insinuarsi nei tessuti vitali della nostra esperienza estetica per poi essere abbandonate come inutili volantini pubblicitari sulla soglia d’ingresso del Museum Fridericianum. Conferenze stampa seminariali, magazine cartacei conditi di socio-ecologia della creatività umana, messa in rete di immagini ad arte. Ora, annunciato con un denso –per non dire legnoso- comunicato stampa, sul sito della documenta è comparso anche un trailer. È un istogramma di quaranta secondi, un promo per un film di Mark Lewis in cui le ombre umane divengono protagoniste di una flânerie lungo un marciapiede della city londinese, la metropoli, luogo di espansione per eccellenza della vita moderna. Il semplice ribaltamento del punto di vista fisico determina un sotto-sopra concatenato di sensi e di paradossi con tanto di quesiti che il medium si porta dietro. È pur vero che da Platone a Gombrich, da Poe a Borges, in tanti e sotto molteplici aspetti hanno considerato l’argomento. Ombra: spettro della realtà scaturito dalla luce, insindacabile rispecchiamento, impronta o tradimento delle forme, alter ego inesorabile che incalza incessantemente l’essere. Nelle sequenze in questione le ombre sembrano avere addirittura una loro autonomia, incontrandosi, relazionandosi e quasi contestualizzandosi.
Tutto sommato il trailer mette in risalto un ribaltamento di luoghi comuni che allude ad un possibile differente approccio ai fenomeni dell’arte e della creatività in generale, un approccio semantico coagulato nella formula sotto cui Roger Buergel, direttore della documenta 12, ha posto la sua mostra: “la migrazione delle forme”. Dal 29 maggio Rush Hour, Morning and Evening, Cheapside (2005), cioè il film di Mark Lewis nella sua versione integrale, quattro minuti di durata in tutto, è nel regolare circuito della programmazione cinematografica tedesca e, dal primo giugno, anche in alcune sale inglesi.
Ma a sua volta questo film non è che l’epifania della decima musa, quindi di un’agenda cinematografica lunga 100 giorni, praticamente l’intero periodo della documenta 12. I film sono novantasei, di ogni genere e specie dagli anni cinquanta ad oggi –c’è anche un Rossellini– tutti in programmazione a Kassel al Gloria Kino, una sala cinematografica dal sapore d’antan, inaugurata nel 1955, proprio l’anno del debutto della documenta. Si può parlare di sdoganamento? Chi osa dubitare che questo innesto trasformerà l’identità della rinomatissima mostra delle arti visive?
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