Art Paris Art Fair cambia strategia e volto, diventando un appuntamento essenziale nel calendario fieristico europeo, esce dal contenitore tout court creando nuove linee direttive che esplorano il territorio tra arte moderna e contemporanea attraverso le opere di 1200 artisti. «Il nostro obiettivo è quello di mischiare le generazioni per creare un confronto e mostrare i diversi aspetti di una scena artistica europea attuale ma senza dimenticare le diverse correnti artistiche del secolo scorso», dichiara il nuovo direttore artistico Guillaume Piens. Art Paris Art Fair ridisegna una mappa tutta artistica che ripercorre 16 paesi che vanno da Porto Cervo a Helsinki, da Lisbona a Vienna,passando da Budapest, con qualche tappa anche in Asia. Presenti infatti le gallerie cinesi: la 10 Chancery Lane Gallery, ad esempio, di cui colpiscono le opere di John Young (acclamato in Australia, dove è cresciuto, quest’artista cinese che lavora con foto e pittura, portando uno sguardo nostalgico sulla sinofilia in Europa). Mentre, tra le gallerie coreane, c’è laArt Space Shuim che affascina con l’opera Joseph Beuys (un libro e una cassetta con un discorso del 1981 che l’artista tenne nel giorno del suo compleanno). L’arte dall’Asia , sempre più richiesta e presente in Europa, è rappresentata anche da gallerie come la parigina Paris-Beijing, specializzata nell’arte cinese, con artisti come Liu Bolin, (noto per i suoi autoritratti fotografici, connubio tra corpo e ambiente).
Mentre sul “versante della scena araba” viaggiano la galleria libanese Alice Mogabgab (di Beirut), ma anche le parigine Imane Farés (con un solo show del fotografo iracheno Halim Al Karim) e la Albert Benamou (con il pittore marocchino Mani Binebine).
Molto presente la fotografia: con la partecipazione della parigina Magnum che espone Eve Arnold (la fotografa di Marilyn Monroe) e Raymond Depardon (noto fotografo e maestro del film documentario), con la Priska Pasquer di Colonia specializzata nella fotografia giapponese e presente con Shomei Tomatsu, con Michèle Chomette che rappresenta fotografi che vanno dallo spagnolo José Maria Sert fino al contemporaneo Joachim Bonnemaison, con Polka che, sul tema del paesaggio mentale, presenta splendide fotografie del turco Ahmet Ertung e del newyorchese Ethan Levitas (con la serie Ten Year Study sulle ferite provocate dall’11 settembre). Interessante The keyhole, un’installazione del fotografo tedesco Erwin Olaf, presso la Rabouan Moussion, che presenta foto di ritratti ripresi di spalle e filmati di vita familiare che possono essere visionati attraverso il buco di una serratura: il ritmo lento, come sospeso delle sequenze e la posizione inconsueta, creano un sentimento di attesa e di pudore esplorando così l’interazione tra l’opera e chi la guarda, tra lo sguardo di chi crea e quello successivo dello spettatore. Intrigante la serie di foto Venal Muse di Matt Collishaw, presso la galleria Analix Forever di Ginevra, ispirato al poema La Muse vénale di Charles Beaudelaire: fiori in stato di putrefazione che testimoniano quando la realtà supera se stessa mostrando una parte che spesso si elude per abitudine.
Diverse gallerie hanno lavorato sui movimenti artistici: la Figuration Libre presso la AD galerie, con opere pittoriche di Robert Combas e di Hervé di Rosa; l’Arte Cinetica rappresentata da artisti come Julio le Parc o Horacio Garcia Rossi presso la galleria Lélia Mordoch oppure Carlos Cruz-Diez da Meyer Zafra. Presente anche l’Azionismo Viennese, corrente artistica degli anni Sessanta, da Konzett con Günter Brus e Otto Muehl presentato dalla Zimmermann Kratochwill di Graz.
Cinque le gallerie italiane, tra cui, la Venice Projects con Planet di Jan Fabre e Corona di Javier Perez, la torinese Gagliardi Art System con Jane e Will (dalla serie gli Homeless) di Glaser e Kunz, e la milanese Fabbrica Eos.
Tra i solo show: la lisbonese Pente 10 con Augusto Alves da Silva (le cui foto escludono ogni forma di legame sentimentale e danno la priorità all’aspetto descrittivo), la J.Bastien Art di Bruxelles con l’opera del cinese Bai Yiluo (artista multimediale che nasce con la fotografia che, oggi, integra nelle sue sculture colossali insieme ad oggetti riciclati).
Ma la pittura? Non manca all’appello. Presso la pariginaDaniel Templon, la bulgara Oda Jaune, il francese Gérard Garouste, l’italiano Valerio Adami e lo statunitense Kehinde Wile; daJGM Galerie, giovani pittori come Duncan Wylie; da Baudoin Lebon, che investe molto nel mercato asiatico, le opere pittoriche del sudcoreano Tschang-Yeul Kim.
Per la scultura: la Gallery Delaive di Amsterdam espone due opere di Yves Klein (Victoire de Samothrace e Eponge bleue) e la serie Inochi del giapponese Takashi Murakami (che creò questo robot-bambino con abiti old-style per l’omonimo film diretto da Shinohara Tetsuo,nel 2002); la Inception Gallery presenta Marc Fornes, architetto e designer che sviluppa strutture secondo calcoli algoritmici; e le sculture-installazioni dell’artista argentina Marina de Caro presso la galleria Vanessa Quang.
Per la serie “Grand Format”, opere monumentali ed inedite collocate lungo un’ala laterale della Nef del Grand Palais, troviamo: l’opera dell’olandese Folkert de Jong, del francese Karim Ghelloussi, dell’inglese Robert Currie, dell’americana Sarah Braman, e The Monument dell’Atelier Van Lieshout di Rotterdam.
Niente vintage o produzione industriale, ma solo pezzi esclusivi e contemporanei per Bénédicte Colpin, esperta in design e direttrice della prima edizione di “Séries limitées”, che ha selezionato per l’occasione gallerie per lo più parigine, tra cui: Domeau & Pérès che espone Wire chair di David Lynch per il Silencio (esclusivo club parigino creato da poco dal cineasta statunitense), White Moon Gallery con le sculture in raffinato marmo di Carrara di Mario Botta e la serie di Vanité del francese Philippe Pasqua.
livia de leoni
dal 29 marzo al 1° aprile
Art Paris
direttore artistico Guillaume Piens.
La Nef du Grand Palais
Avenue Wiston Churchill – 75008 Parigi
Info: www.artparis.fr [exibart]