Sa Llonja di Palma de Mallorca rappresenta la più importante e meglio conservata testimonianza del gotico civile delle Baleari. Costruita nella prima metà del ‘400 come borsa del commercio marittimo, è attualmente adibita a spazio espositivo, specificamente dedicato agli artisti locali o ai molti altri che hanno scelto l’isola come luogo privilegiato di vita e di lavoro.
La suggestione dell’ampia e luminosa aula, innervata da esili colonne a forma di palmetta, appare ora esaltata dalle opere dello scultore Josep Maria Sirvent (Llivia, 1957).
Interamente realizzate in ferro corten e granito -il cui potente contrasto viene accentuato da una scala dimensionale che le apparenta all’architettura- si situano in un affascinante terrain vague tra minimalismo e primitivismo, sacralità ed astrazione, a cui contribuisce il contatto con l’ambiente naturale, in cui sono spesso collocate.
Sirvent, del resto, non ha mai negato il suo debito “morale” nei confronti dell’architettura: ”La mia relazione con lo spazio” afferma ”è molto stretta. Quando posso, cerco di passare molto tempo nel luogo in cui le mie opere saranno collocate, per lasciarmi possedere dalla sua specifica qualità. Ovviamente, l’architettura è l’arte più vicina alle mie realizzazioni, perché è lo strumento che possiede l’uomo per avvicinarsi al concetto di Spazio ed appropriarsene”.
Nelle forme geometriche e pure delle opere di Sirvent -di cui il re Juan Carlos è ammiratore e collezionista- sembrano convivere l’austerità e la sacralità di una religione archetipale –come testimonia, ad esempio, il Temple II, così affine ai cerchi magici di origine celtica- con le lezione, sobria e asciutta, della scultura di Richard Serra, alle cui celebri spirali è certamente ispirato il Mirall esposto in mostra.
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Un’intervista a Josep Maria Sirvent
Sulla poetica di Sirvent
elena franzoia
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