Vicino, lontano, davanti, dietro, di lato sono i punti di vista intercambiabili del gioco prospettico con cui Markus Raetz (Berna, 1941) stimola il nostro sguardo saturo a stupirsi ancora di fronte a un’immagine che muta senso. Un percorso di 150 opere tra disegni, incisioni, sculture in cui parole, volti, oggetti, forme rinviano con la sottile eleganza dei loro tratti cangianti a quella coesistenza di significati che solo uno sguardo che varia prospettiva sa cogliere.
E così, in Crossing, (2002) basta spostarsi di poco che No diventa Yes o basta mettere ME allo specchio per leggere WE (ME-WE, 2007). Proseguendo tra effetti ottici e illusioni prospettiche, le nostre certezze percettive traballano e il vero si fa sempre più fragile interpretazione che dura il breve spazio posto tra un punto di vista e l’altro: ecco che con un passo più in là il celebre profilo di Beuys sfuma d’un tratto nella sagoma di una lepre (Hasenspiegl,1988/2000). Forse una lezione di prospettivismo poco nuova, ma di certo ancora efficace per gli scarsi osservatori che siamo, trangugiatori compulsivi di immagini preinterpretate e ormai quasi incapaci di quell’autonomia di sguardo che apre d’improvviso al senso inedito.
La fatica della modulazione forzata del punto di vista in cui ci trascina l’artista ci ricorda di come l’immagine non sia definibile nei canonici quattro secondi che ne precedono la cestinazione automatica per poi passare ad altro, ma piuttosto qualcosa che è lì e poi ci sfugge costringendoci a dei faticosi cambi di prospettiva per riuscire a vederla ancora. Parossismo dell’esercizio prospettico a cui siamo costretti vagando tra gli allestimenti minimali del LAC è la Chambre de lecture (2013/2015), opera inedita costituita da ben 432 profili di fili di ferro appesi in uno spazio bianco e asettico, quasi un orizzonte neutro del possibile dove è sufficiente un movimento lieve perché un semplice filo divenga per un attimo un volto da leggere per uno sguardo attento. Interessante al piano inferiore anche l’ampia retrospettiva dedicata (fino all’8 maggio) ad Aleksandr Rodcenko (1891-1956), esponente di spicco dell’Avanguardia russa e talento poliedrico capace di rivoluzionare il pensiero visivo rinnovando l’approccio tecnico ed estetico all’intero campo delle arti, dalla fotografia alla grafica, dal cinema al design. Più di 300 opere che come scatti vividi costruiscono la fotografia socioculturale di un’epoca in bilico tra individualismo represso in nome del soviet e fame incontenibile di libertà che trova sfogo in una sperimentazione artistica senza precedenti.
Martina Piumatti
mostra visitata il 5 marzo
Dal 30 gennaio al 1 maggio 2016
Markus Raetz LAC Lugano Arte e Cultura
Piazza Bernardino Luini 6 – 6901 Lugano. Orari: martedì, mercoledì e domenica 10.30-18.00 e giovedì, venerdì e sabato 10.30 -20.00
Info: info@masilugano.ch; www.masilugano.ch