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In Moby Dick, il grande romanzo di Hermann Melville, la vedetta che prende posto nella coffa sulla parte più alta della nave e che ha il dovere perentorio di avvistare i capodogli all’orizzonte, non è mai un marinaio novello. Costui infatti, inevitabilmente attratto dall’onirica e sconfinata visuale che gode dalla sua posizione, potrebbe facilmente sprofondare in un turbinio soporifero di pensieri e visioni oniriche, non prestando fede all’ordine originario di lucida sorveglianza cui era stato destinato dal capitano. Cole Sternberg non sembra appartenere alla schiera di esploratori imberbi e facilmente impressionabili del libro: il suo occhio è sempre critico nell’indagare la vasta serenità dell’Oceano Pacifico, nel tratto che divide l’isola di Santa Catalina da Los Angeles. E con il muto ritualismo proprio del tuffatore che sta per lanciarsi, si sfila gli infradito e la canotta da spiaggia per vestire la tuta da sommozzatore e riportare alla luce non solo la parte abissale e subcosciente del paesaggio ma anche quella più esposta del suo sentire, il windward del titolo della mostra.
Cole Sternberg, the windward side of the island MAMA Gallery, Berlino
Per questo motivo, le tele esposte al MAMA – controparte berlinese dello studio di Los Angeles – più che contemplare i melliflui panorami californiani, sembrano voler penetrare e svelare le insondabili circonvoluzioni interiori che, di quelle visioni, costituiscono la tacita assenza, il lato roccioso e scorbutico immolato alla violenza della tempesta e alla dirompenza del vento. Lo spettatore è invitato a riconsiderare il piano mitico e tragicamente romantico dell’esperienza marina e terrena, come fosse a bordo di una speciale imbarcazione anfibia, dotata di una visuale onnicomprensiva ma, soprattutto, disincantata e demistificatoria che monitora l’oceano in ogni momento del suo obbediente – quanto infallibile – ufficio. Partendo dalle opere più grandi sistemate sulle ampie pareti bianche della sala espositiva, veniamo accolti dai colori opalescenti della bassa marea attraversati dal riflesso vitreo di nuvole antropomorfe e silhouette di afroditi acquatiche, dai giochi geometrici originati dal passaggio fortuito ma simbiotico di pinne caudali e rami orfani di tronco sparpagliati in un denso scenario notturno. Passando alle opere di dimensione ridotta, si ha il tempo di concentrarsi sui particolari degli elementi, analizzati quasi con scrupolo biologico, che riaffiorano sotto forma di aloni ematici e impalpabili, come se l’intero pelago fosse stato strizzato in una vasca di candeggina e poi ridisteso. Al termine di questo viaggio, veniamo congedati dalla mano creatrice-distruttrice dell’oceano, simbolo archetipico dalle cui bolle in superficie si risale (o discende) a una vita sotterranea, indicibile e sfuggente. Una riflessione che Sternberg allarga parallelamente alla epidermide sociale, sotto il cui strato di benessere si insinua una nausea sotterranea e atavica che i mozzi più giovani, quelli alla loro prima esperienza nel mare magnum della vita, stentano a notare.
Luigi De Cicco
mostra visitata il 24 giugno
Dall’1 giugno all’1 luglio 2017
Cole Sternberg, The windward side of the island
MAMA Gallery
Keithstrasse 10, 10787 Berlino
Info: sara@mama.gallery