Se ci fosse un sottofondo musicale sarebbe una sinfonia di oggetti scaraventati, il sound della distruzione, l’eco della collera, il vagito della fiamma ossidrica, la vibrazione delle bretelle intinte nel colore e scaraventate sulla tela. Con in più un’autentica marcia nuziale, incoraggiante nella sua consapevole ripetitività. Questa sarebbe la traduzione sonora delle opere di Arman (pseudonimo di Armand Pierre Fernandez, 1928-2005), cui il Mamac di Nizza dedica un omaggio in occasione della recente scomparsa.
Una settantina di opere che ripercorrono le tappe salienti della carriera dell’artista, nativo proprio di Nizza, come lo era pure Yves Klein -suo coetaneo e amico fin dalla giovinezza- con cui condivise l’amore per le arti marziali e l’avventura del Nouveau Réalisme (il Manifesto firmato il 27 ottobre 1960 anche da Dufrêne, Hains, Raysse, Spoerri, Tinguely, Villeglé e Restany è in mostra nella sala che il Museo dedica a Klein). Proprio per le nozze di Yves Klein, Arman realizzò le opere Portrait-Robot d’Yves Klein e Portrait-Robot de Routraut: due scatole trasparenti in cui sono assemblati gli abiti, gli accessori e alcuni frammenti di intimità indossati da Yves e Routraut il giorno del matrimonio, nel 1962.
Questa mostra –Arman. Subida al cielo (il titolo viene dall’omonima opera del 1961, una delle prime in cui l’artista sezionava un contrabbasso riassemblandone i pezzi su un pannello rosso)- è stata preceduta nel 2001 da una grande antologica e, nel 2004, dalla realizzazione di un’installazione su una delle facciate interne del Mamac: Camin dei Inglese, un’accumulazione di sedie azzurre provenienti dalla Promenade des Anglais.
Il percorso inizia con un gruppo di lavori grafici poco conosciuti del 1956-57, anzi addirittura quattro prettamente gestuali, datati 1953-54, del tutto inediti. Come spiega Pierre
Si sa che il Nouveau Réalisme è visto come la risposta europea alla Pop Art americana, ma sottolinea opportunamente Padovani, la differenza sta nel modo di considerare l’oggetto, lì quasi sublimato, idolatrato in quanto primo attore del consumismo, qui invece, restituito alla sua identità e mostrato così com’è, senza alcuna idealizzazione.
Qualche piano più su sono esposte altre opere di Arman che fanno parte della collezione permanente del Mamac, tra cui la celebre Poubelle (1969) -dedicata a Andy Warhol– in cui una teca di plexiglass trasparente custodisce per l’eternità lattine, scatole di cibi per gatti, bottiglie, vasetti di maionese. Un vero e proprio campionario di spazzatura.
manuela de leonardis
mostra visitata il 4 luglio 2006
Lungo la passeggiata sul Rio Gambis, a Cavalese fino al 29 settembre, sei grandi opere di Antonella De Nisco raccontano…
La proposta culturale della Fondazione Musei Civici di Venezia si estende nell'entroterra, trasformando Mestre in un nuovo polo culturale
Il direttore creativo Francesco Dobrovich ci racconta la settima edizione di Videocittà, il festival che anche quest’anno accende la più…
Nella suggestiva Maison a Saludecio, Casati e Archivio Paolini, fucine del Rinascimento Culturale italiano per la tutela del patrimonio contemporaneo…
Intervista al Consigliere d’Ambasciata Marco Maria Cerbo, che ci ha raccontato la storia dei siti Unesco, dei panda cinesi e…
A Siena, la galleria Fuoricampo, il Museo di storia naturale e l’orto botanico sono le sedi di una mostra diffusa…