In principio fu una goccia. Una goccia di colore caduta su una tela, posta – chissà perché – in orizzontale su un pavimento. E fu il dripping. E fu Jackson Pollock. E fu l’origine dell’espressionismo astratto, della prima esperienza artistica veramente americana del dopoguerra. L’asse focale dell’arte contemporanea si era irrimediabilmente spostato dalla colta Parigi all’intraprendente New York, e qui sarebbe rimasto per tutti i decenni successivi. E tuttora, la Mecca (in)discussa del panorama artistico mondiale rimane la Grande Mela. Della grande avventura di New York come caput mundi dell’arte, racconta un’ambiziosa mostra al Grimaldi Forum di Montecarlo, riunendo una lodevole quantità di opere di pittura, scultura, fotografia, video, fino al cinema, sotto la curatela di due nomi di assoluto rispetto: Germano Celant e Lisa Dennison (per chi non la conoscesse, è l’attuale direttrice del Guggenheim di New York, dove Celant è senior curator per l’arte contemporanea).
Lo spazio espositivo rimanda nella sua essenzialità a quell’aria minimal-chic che fa subito New York, e accoglie il visitatore con enormi proiezioni di scene di vita della Grande Mela, in una celebrazione giocosa dell’eclettismo della città. Si viene subito introdotti nel percorso espositivo in ordine cronologico, a partire naturalmente dall’esperienza della cosiddetta Scuola di New York: Willem de Kooning,, Franz Kline, Hans Hoffman, Arshile Gorky e naturalmente qualche Pollock all’apice del dripping raccontano della prima esperienza di arte americana indipendente, con quel senso della gestualità, del colore e della libera espressione che mai più nessuno seppe ritrovare.
Da notare la presenza di due splendidi lavori di Mark Rothko, in cui il colore si stempera e inonda la tela a unire astrattismo e espressionismo. Intelligente la scelta dei curatori di creare una commistione tra opere pittoriche e fotografie dello stesso periodo (si parla di Scuola di fotografia di New York), il tutto a ricreare l’atmosfera generale della vita della metropoli in quegli anni: non solo la pittura, ma anche le ferite aperte dalla guerra recente, la gente qualunque che piange, la politica, gli arresti, la povertà infinita e la ricchezza spudorata dei cocktail, fino alle rivolte studentesche, il mondo patinato del cinema, la difficile coesistenza -tutta americana- tra bianchi e neri. L’occhio del giornalismo documentaristico fa sorridere e commuove, mentre si procede negli anni fino ai primi Combine Paintings di Robert Rauschemberg (due esempi tra i più classici dei suoi assemblaggi sono presenti in mostra), e poi dal New Dada al Minimalismo sconcertante di Sol LeWitt, fino all’esplosione ludica e di colore della Pop Art. Tutti i grandi protagonisti del movimento sono naturalmente presenti: il Roy Lichtenstein dei fumetti anni Cinquanta, Andy Warhol (con un’elegante versione in bianco e nero delle celebri Marilyn), James Rosenquist.
Attraverso un’installazione particolarissima di Joseph Kosuth del 1971, si accede a due sale con videoproiezioni dedicate al filone cinematografico: qui vengono trasmessi vari film del grande cinema USA dagli anni Cinquanta ai giorni nostri. Ed ecco West Side Story, le prodezze sensuali di Marilyn Monroe, Colazione da Tiffany, fino a Woody Allen, Roman Polansky e Spike Lee. Un viaggio tra i classici intramontabili che racconta New York da dentro e da fuori. Nel frattempo l’arte si avvicina sempre più ad oggi, e racconta degli anni Ottanta di Dan Flavin (di enorme impatto visivo la stanza completamente illuminata dai suoi neon colorati), Vito Acconci, Walter De Maria. Insieme alle fotografie sofferenti, dolci e violente di Nan Goldin e a quelle erotiche di Robert Mapplethorpe.
E poi ancora Chuck Close, con i suoi meravigliosi mosaici di pittura, le ribellioni femministe di Cindy Sherman, Barbara Kruger e Jenny Holzer (di forte impronta polemico-politica la sua immensa installazione luminosa), passando naturalmente per i due enfantes prodige Keith Haring e Basquiat. Perché New York è ancora la bella New York di Frank Sinatra. E probabilmente lo rimarrà per sempre.
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