In
occasione dell’opening di questa retrospettiva concepita come focus sul
leitmotiv del cibo, Tiravanija – munito di wok e frullatore, tagliere,
coltelli, bastoncini e forchette – si è esibito nella consueta performance
gastronomica, coinvolgendo il pubblico in questo rito di affetto, offerta,
nutrimento. Rendere l’arte accessibile a tutti è alla base del suo messaggio,
come pure porre lo spettatore in una posizione autonoma nell’interazione con
l’opera, che sia oggetto-installazione-performance.
Per lui cucinare vuol dire sentirsi a casa, in
qualunque parte di mondo si trovi. Ritrovare un sapore, un gusto, è sinonimo
d’identità individuale e collettiva. La tradizione, naturalmente, si integra
con la creatività, aperta alla ricerca del nuovo, all’ibridazione: sandwich,
polpette, pancake o vermicelli di riso… Non manca mai un’imprevedibile
manciata di curry, un sorprendente pizzico di cardamomo, una rinfrescante
spruzzata di lime.
A ricordarlo – al primo piano del museo tedesco –
da una parte le dettagliate immagini fotografiche (110 stampe) di Untitled (2005), traccia della gestualità
artistico-gastronomica di questo protagonista dell’”arte relazionale”,
dall’altra grandi installazioni come Untitled (The magnificent seven, Spaghetti western, 2001) dove il pavimento di un’ampia sala è
ritmato dai colori arancio-bianco-alluminio, con i fornelli collegati a bombole
di gas, le ciotole impilate l’una sull’altra, i mestoli e le posate. Sulla parete,
nel frattempo, un messaggio incombente esce dal fondo nero della tela: “The
Party is Over” (Untitled, 2005).
Guarda alla lezione liberatoria del Dadaismo –
confluita nella Pop Art – la citazione/omaggio Andy Warhol/Rirkrit
Tiravanija in cui viene ricostruita
la mostra alla galleria Gavin Brown’s Enterprise di New York nel 1994.
Un’altra
sala è occupata dai 12 monitor di Chew The Fat (2008) – presentato al Guggenheim di New York e in
altri musei internazionali – “documentary portrait” in cui Tiravanija
intervista altri artisti (Elizabeth Peyton, Dominique Gonzales-Foerster, Douglas Gordon, Pierre
Huyghe e Angela Bulloch) sul loro lavoro.
“La
sua arte riflette la relazione tra sole e pioggia”, scrive Thomas Kellein, neodirettore della
Kunsthalle Bielefeld. “Un temporale è sempre possibile, ma non sappiamo se,
o quando, arriverà”.
Una
mostra newyorchese
Da
Emi Fontana
manuela
de leonardis
mostra
visitata il 12 agosto 2010
dall’undici luglio al 10
ottobre 2010
Rirkrit Tiravanija – Just Smile and Don’t Talk
Kunsthalle
Bielefeld
Artur-Ladebeck-Strasse, 5 – 33602
Bielefeld
Orario:
da martedì a domenica ore 11-18; mercoledì ore 11-21; sabato ore 10-18
Ingresso:
intero € 7; ridotto € 5
Catalogo
disponibile
Info:
tel. +49 52132999503; www.kunsthalle-bielefeld.de
[exibart]
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