Terza esposizione di Julian Opie alla Van Orsouw di Zurigo, negli spazi dell’ex fabbrica di birra della Lowenbrau. In questo polo espositivo dal look industriale la Van Dai paesaggi urbani, ai ritratti, fino ai recenti lavori, Opie ha creato prima orizzonti sintetici, oggetti bidimensionali, abitazioni cartonate, ha poi definito i prototipi degli abitanti di questo suo mondo, infine ne ha popolato gli spazi moltiplicando corpi e persone.
Opie raggiunge la consistenza formale tramite un processo di minimizzazione del segno, gli oggetti e le figure sono ridotti e canonizzati facilitandone l’assorbimento. La sua visione arriva all’essenza digitale delle forme: gli occhi sono puntini, le teste sono cerchietti, i corpi linee, le macchine cubi, e così via a riempire questa realtà generica e generalizzata. I suoi ritratti e i suoi personaggi sono quelle di chi aspetta alla stazione, o in un luonge di un aereoporto. E’ li, infatti, che Opie ama mettere le sue opere:
Il suo obiettivo è quello di offrire un environment plastico che sostituisca quello reale, tentativo riuscito con il memorabile palazzo in cartone (a scala reale) costruito a Utrecht nel 2001, assolutamente indistinguibile, così come l’iconizzazione di quelli che feticci lo sono già, dalla Barbie ai Blur, passando per il pilota di F1 Jaques Villeneuve.
In questa mostra le modelle sono riprese in tutte le posizioni piu’ caratteristiche e semplici come in Woman posing in underwear. Tele e schermi digitali propongono corpi che, seppur stilizzati, non perdono in espressività nè in peculiarità. In Woman un corpo di donna è immobile e in semplice rotazione, nonostante la testa-a-cerchietto e
Fuori la galleria, sul marciapiede, due sagome, una femminile e una maschile, sono disegnate per terra con bande in vinile racchiuse nei rettangoli blu dei parcheggi a pagamento. Ancora una volta la manovra è ben riuscita: Julian Opie inserisce piccoli oggetti comuni in piccole dosi, portando all’assimilazione di questa realtà-fantoccio. Questo processo ha già uno sviluppo futuro: nel prossimo progetto, infatti, c’è la sostituzione graduale di comuni prodotti e articoli vari con quelli sintetici da lui creati: cartelli stradali, insegne finte e paesaggi di plastica occuperanno la città tedesca di Oldemburg, in un opera dall’inquietante titolo: totale copertura.
Sta ad Opie, ora, se continuare l’ovvio percorso o sorprenderci con qualche nuova trovata.
articoli correlati
ArtBasel 34
Tribe Art
fabio antonio capitanio
mostra vista il 18 Settembre 2003
Carmine e Celestina sono due "scugnizzi" che si imbarcano su una nave per l'America. La recensione del nuovo (e particolarmente…
Il collezionista Francesco Galvagno ci racconta come nasce e si sviluppa una raccolta d’arte, a margine di un’ampia mostra di…
La Galleria Alberta Pane, 193 Gallery, Spazio Penini e Galleria 10 & zero uno sono quattro delle voci che animano…
Si intitola “Lee and LEE” e avrà luogo a gennaio in New Bond Street, negli spazi londinesi della casa d’aste.…
Un'artista tanto delicata nei modi, quanto sicura del proprio modo d'intendere la pittura. Floss arriva a Genova in tutte le…
10 Corso Como continua il suo focus sui creativi dell'arte, del design e della moda con "Andrea Branzi. Civilizations without…
Visualizza commenti
Non hai scampo: o continui l'ovvio percorso oppure ci devi sorprendere con qualche nuova trovata.
fabio antonio capitanio, anche se lo pensi (come molta altra gente), dovresti avere il garbo di non scrivere che l'arte è fatta di trovate, altrimenti rischi di far crollare tutto il castello di carte che ci dà da mangiare.