Per chiunque abbia bisogno di un’etichetta, Louise Buorgeois e’ una espressionista astratta, per tutti gli altri e’ Louise Bourgeois.
Un’artista originale, capace di sublimare il valore catartico dell’arte. Scavalcando la rappresentazione oggettiva delle prime opere, approda subito in un territorio in cui l’inconscio si libera per esorcizzarne i traumi più profondi. Se la vita, con i suoi drammi e le sue paure, rappresenta la sua debolezza, l’arte come unica cura ne rappresenta la forza: The purpose of art est de vaincre la peur, nothing more, nothing less.
Nell’isolazionismo in cui sprofonda, lei, esule francese in terra americana, trova le Standing Figures degli anni ’40. In queste sculture, presentate alla Daros, rivivono le persone a lei care, ormai lontane in Francia, materializzate direttamente dal ricordo, sublimate nei loro tratti distintivi dal processo selettivo della memoria.
Negli anni ’60 il processo di scarnificazione la porta verso sculture organiche in cui la forma e’ persa, lasciando spazio all’essenzialita’ dell’esperienza viscerale: tra queste Labyrinthine Tower e Lair, in esposizione.
La mostra salta agli anni ’90. C’e’ la sua Cell I, del 1991, un semplice assemblage di mobili tra cui un tavolo, una sedia, un letto e una coperta ricamata, l’unita’ di base su cui accumula strumenti medici e oggetti comuni. Attraverso il gesto quotidiano dell’accatastamento e del ricamo, la Bourgeois ritorna di fronte alla madre malata a cui, lontana, non poté prestare il suo aiuto. Art is the guarantee of sanity è la frase-motto che ricama sulla coperta, emula della madre restauratrice di tappeti.
La tessitura torna con ricorrenza nelle opere, tra cui un Untitled in esposizione a Zurigo, dove i fili di lana e cotone si dipanano da rocchetti per convergere nella trama della memoria.
In mostra anche Pierre e Humanities, 1998, dalla serie dei fantocci, in cui il tentativo di ridar vita alle persone lontane o perse si ritrova nel gesto ossessivo e ipnotico del ricamo su brandelli di stoffa.
In galleria c’e’ anche uno dei suoi ragni, Spider, del 1995, soggetto che ricorre nella produzione più recente. In questa serie si ritrovano tutti i tòpoi della Bourgeois e il desiderio di ritessere la trama della sua vita, ossessione reiterata di un incubo che la viene a visitare di continuo, di notte, nel sonno.
A 93 anni Louise Bourgeois continua, con energia e coraggio, a riaffrontare il passato, aggredendo le paure per prenderne il controllo e poi disfarsene. E ci riesce, eccome. Meditate gente.
fabio antonio capitanio
mostra vista il 1 Luglio 2004
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