La vivace alternanza di dipinti, fotografie, sculture e installazioni, provenienti dalla collezione d’arte Daros-Latinamerica di Zurigo, offre un’analisi delle dinamiche spazio-temporali su cui si basano l’arte e la cultura contemporanea in Sudamerica. Il titolo stesso della mostra, The hours: visual arts of contemporary Latin America, suggerisce il concetto di scansione ritmica del tempo che fa da filo conduttore all’esposizione.
L’idea di ritmo viene introdotta dell’installazione Apolitico di Wilfredo Prieto (Sancti-Spiritus, 1978; vive tra L’Avana e Barcellona) collocata fuori dall’ingresso principale del museo. Qui il movimento delle bandiere e la loro posizione alternata suggeriscono l’incalzante suddivisione delle dinamiche spazio-temporali che viene sviluppata dalle opere esposte all’interno. La maggior parte dei lavori presenti in mostra cela una riflessione sulla condizione politico-culturale dell’America Latina. Questa considerazione emerge con forza dalle installazioni di María Fernanda Cardoso (Bogotá, 1963; vive a Sydney), che attacca l’attuale situazione politica colombiana usando metaforicamente diversi elementi provenienti dal mondo vegetale e animale. In Corona para una princesa chibcha le componenti animali raccontano le antiche tradizioni culturali delle popolazioni sudamericane, mentre la delicata struttura metallica che sostiene la parte superiore dell’installazione allude al fragile sistema che governa le nazioni dell’America Latina.
Diversamente, Nicola Costantino (Rosario, 1964; vive a Buenos Aires) si serve delle parti animali, prescindendo da ogni contestazione politico-sociale, per promuovere le tradizioni culturali e le attività economiche argentine. L’artista
Similmente, il video A logo for America di Alfredo Jaar (Santiago del Cile, 1956; vive a New York) viene allontanato dall’ambiente museale e presentato lontano dal centro cittadino, nella stazione ferroviaria di Perisher. Quest’opera, interagendo direttamente con il tessuto urbano, si trasforma in uno strumento di contestazione politico-sociale che sfrutta i principali strumenti del potere di stato: bandiere, mappe geografiche e parole. Il video muove una polemica all’imperialismo statunitense e contemporaneamente rivendica l’identità territoriale e culturale del Sud America. Analogamente, le opere esposte all’interno del museo raccontano la storia e il conseguente sviluppo politico-geografico di quelle regioni e contemporaneamente cercano di colmare i divari esistenti tra la società sud americana e quella dell’occidente industrializzato che, anche se sembrano molto lontane, risultano invece profondamente legate.
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www.daros-latinamerica.net
marta gorini
mostra visitata il 21 giugno 2007
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