È Ambroise Vollard il nome attorno cui ruota la mostra in corso all’Art Institute di Chicago. Capolavori straordinari che portano le firme dei più grandi artisti dell’era moderna, da Cézanne a Picasso, attraverso Monet, Van Gogh e Gauguin, radunati sotto l’egida di Vollard. Senso dell’arte o degli affari? Una mescolanza di fascino e competenza, sfacciataggine e sensibilità. Forse anche fortuna. Questi gli elementi che hanno fatto di un dilettante pittore un insigne e unico collezionista. Vollard fu colui che seppe dar voce alle opere di artisti che sarebbero divenuti grandi poi, ma che all’epoca venivano ignorati o addirittura derisi da critici e galleristi.
La mostra ruota attorno alla figura di questo mecenate controverso e ambiguo, definito da alcuni un ladro e un approfittatore, da altri elogiato per le doti di generosità e lealtà. Sicuramente fu uomo dall’intuito pronto e arguto, capace di comprendere l’importanza di esporre e sostenere l’arte contemporanea per farla sopravvivere. Descritto dagli artisti come ombroso e goffo, fu per essi continua fonte di sostentamento e di ispirazione, tanto che l’ironico e cinico Picasso di lui disse: “la donna più meravigliosa mai esistita in passato e che mai ci sarà in futuro, non fu mai ritratta, dipinta o scolpita quanto lo fu Vollard”. E lo stesso Pablo ritrasse l’amico e protettore in un magnifico dipinto cubista (esposto in mostra) mentre Renoir lo rappresentò come torero e Bonnard lo immortalò insieme al gatto.
Vollard fu il garante della fama di Van Gogh, il sostenitore di Maillol, lo scopritore di Cézanne, l’aguzzino di Gauguin, in un rapporto continuo di tensione, sfruttamento e ammirazione reciproca. Ma non fu solo gallerista e mercante, fu anche bibliografo, uno dei più grandi e uno dei primi a chiamare le grandi firme dell’epoca chiedendo loro di illustrare libri.
Carico di nozioni su come un libro illustrato dovesse essere fatto e pubblicato, Vollard fuse i generi del libro a stampa e del libro d’artista. Pittori professionisti furono così assunti e pagati come illustratori di pezzi letterari. Ed ecco nascere le acqueforti e puntasecca di Picasso, promosse nel 1913 insieme alle opere dei Fauves e dei Nabis. Anche in questo settore l’importanza di Vollard fu determinante: da mentore e tipografo ad ispiratore, da amico e confidente a fonte di guadagno e di sostentamento.
La mostra conferisce un dignitoso riconoscimento all’importanza di Vollard nella cerchia dei grandi artisti e un ruolo predominante nel panorama artistico europeo, nello specifico francese. Lo spettatore viene accompagnato lungo un percorso storico artistico ben costruito e delineato: tra i girasoli densi e corposi di Van Gogh, lungo le riflessioni filosfiche nel primitivismo thaitiano di Gauguin, sino alle sfaccettature del cubismo picassiano. Dai colori intensi, forti e autentici dei Fauves alle leggere e surreali movenze di Odilon Redon.
maria teresa bonfatti sabbioni
mostra visitata il 3 marzo 2007
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