Intorno alla metà del XIX secolo, in Gran Bretagna, cresce il disagio nei confronti del sistema economico-industriale vittoriano. Il progresso tecnologico è denunciato dalla Confraternita dei preraffaelliti, che esalta gli oggetti d’arte e artigianato a danno dei prodotti industriali, considerati nemici della creatività. L’ideologia che anima i preraffaelliti consiste nel far rivivere la primitiva autenticità e i contenuti morali della pittura antecedente a Raffaello. Da questi princìpi muovono le prime e più celebri opere di
John Everett Millais (Southampton, 1829 – Londra, 1896), cofondatore della Cononfraternita. Tuttavia, la mostra alla Tate Britain non si limita a esporre i dipinti preraffaelliti di Millais, ma offre una visione completa del suo percorso artistico. Le opere sono esposte in ordine cronologico e, contemporaneamente, sono suddivise in sette sezioni tematiche. Ognuna propone una selezione di dipinti e disegni che affrontano temi differenti, sottolineando la capacità dell’artista di riprodurre soggetti sempre nuovi e di sperimentare stili diversi. La mostra intende quindi porre l’accento sulla continua evoluzione del linguaggio artistico di Millais.
La sezione “Grande tradizione” presenta una serie di dipinti narrativi di notevoli dimensioni che rinnegano il passato preraffaellita dell’artista. In queste opere s’intravede l’influenza che la tradizione pittorica del Cinquecento italiano esercita su Millais. La monumentale struttura architettonica e l’accurato studio anatomico delle figure di
Jephthah ricordano infatti l’impianto delle opere di
Paolo Veronese, mentre l’attento uso delle fonti luminose sembra riprendere il linguaggio di
Tiziano. Negli ultimi trent’anni della sua vita, Millais perde però interesse per la raffigurazione di temi a sfondo storico-religioso e per la pittura dei maestri italiani del XVI secolo. Contemporaneamente, inizia a esibire una spiccata attenzione per la tradizione pittorica del romanticismo inglese, che rivive nei suoi grandi quadri di paesaggio.
A queste opere è dedicata l’ultima sezione della mostra, dove sono esposti dodici dei ventuno dipinti della serie paesaggistica realizzata dall’artista in Scozia, tra il 1870 e il 1892. Tale raccolta, costituita da quadri provenienti dalle più importanti collezioni d’arte del mondo, intende quindi rimarcare il legame di Millais con la pittura dell’Ottocento inglese, enfatizzato anche dall’apparato testuale che apre ogni sezione della mostra.
Con le loro melanconiche atmosfere e i colori sfumati, i paesaggi di Millais richiamano la pittura di
Constable e
Turner, la cui influenza emerge chiaramente dall’ambiente funesto raffigurato in
The Tower of Strength which stood Four-square to all the winds that blew. I colori intensi e le pennellate decise creano un alternarsi di superfici uniformi e irregolari, che segnano un importante traguardo nella carriera dell’artista: i colori smaltati e gli ambienti irreali propri della tradizione preraffaelllita sono abbandonati definitivamente, in favore di un’accurata rappresentazione della realtà. L’ultima sezione della mostra, infine, sottolinea i cambiamenti di stile dell’artista inglese e contemporaneamente rimarca come la resa pittorica della luce, dell’aria e degli spazi che Millais sperimenta in questo periodo abbia dato inizio allo studio della rappresentazione del vero approfondita, negli stessi anni, dagli impressionisti.