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Fino al 14.01.2002 | La peinture comme crime ou la part maudite de la modernité | Parigi, Musée du Louvre

di - 10 Gennaio 2002

VISIONE: in un percorso buio, quasi interminabile e labirintico incontriamo la loro crisi, i loro gridi, la loro voglia di sfuggire alle convenzioni. Artisti che privati della loro autonomia cercano, grazie al disegno, unico mezzo ancora dotato di una libertà intrinseca, di rivelare la loro crisi interiore. In un mondo in cui tutto appare codificato, grazie a tale strumento espressivo, Canova, Carstens e Romney; Sergel, Blake, Fussli e Goya verso il 1795 ci parlano di un disagio interiore, che deriva da una delusione nei confronti della società in cui vivono. Immagini magnifiche e allo stesso tempo terribili, cariche di voglia di gridare, di rivelare incubi e mostri.
FINZIONE: la pittura è un medium di supporto per il linguaggio dell’artista. Tale medium, nel caso di Odilon Redon (1880), è il nero, colore-non colore che ci permette di ritrovare la luce propria degli oggetti, che sprigionano la forza che è a loro interna. Le forme e i soggetti sono ricorrenti, ossessionanti in questo artista ; visioni oniriche di teste, animali, sfere ci accompagnano e ci spiano da tutti gli angoli, escono dai quadri per rivelarci quello che sentono, con un linguaggio proprio solo alle immagini.
AZIONE: il corpo si muove, agisce. Il gesto è diventato il protagonista. Cinque opere provenienti da tutto il mondo esemplificano il dripping di Jackson Pollock (1947). Accompagnate da due video che ci permettono di vedere questa action painting, gustiamo ogni goccia di colore che cade sulla superficie del quadro, ora solo un supporto orizzontale senza limiti, come una danza mossa da impulsi interiori. Oppure il corpo, nel caso di Klein (1960), rifiuta il pennello e diventa il vero protagonista dell’azione. Il corpo salta –nel vuoto?- dipinge se stesso nello spazio, in uno scatto fotografico immortale, sospeso nell’aria, tra realtà e finzione. O ancora, il corpo è supporto per il colore per gli azionisti viennesi (1964) guidati da Otto Muehl, che nei tableaux vivants fondono e incastrano i loro corpi. Di queste azioni ci restano le foto che, pur cercando di ricostruirne la sequenza, non possono far altro che trasformarsi esse stesse in opere testimonianti frammenti di azioni mosse da una volontà catartica e denunciante un disagio interiore, che spinge Brus a usare la pittura come castrazione, automutilazione, fino a perdere l’identità.
Un viaggio lungo e difficile attraverso tantissime opere e video spesso talmente impressionanti da guadagnarsi sguardi sfuggenti di passanti spaventati che scappano, increduli di vedere con i loro occhi quello che davvero sta accadendo.
Specchio delle ideologie, strumento di potere: la pittura ha sintetizzato il nostro rapporto con il mondo a semplici forme rendendoci ciechi e devoti.

Articoli correlati:
I capricci di Goya
Da Kandinskij a Pollock. La vertigine della non-forma
Yves Klein: La vita, la vita stessa che è l’arte assoluta
Link correlati:
www.louvre.fr
www.ascap.free.fr/arto/mouvements/mactviec

Roberta Serra


La peinture comme crime ou la part maudite de la modernité. Hall Napoléon, Musée du Louvre. Mostra a cura di Régis Michel.
Tutti i giorni, escluso il martedì, dalle h. 9,00 alle h. 17,30. Prezzo : 25 FF, all’esposizione si puo’ ugualmente accedere con il biglietto d’entrata alle collezioni permanenti del museo del Louvre : 49 FF, 33 FF (ridotto). Gratuito per i minori di 18 anni, i titolari della carta “Louvre jeune” o “Amis du Louvre” e i disoccupati su presentazione di un giustificativo.
cat. coordinato da Emmanuela Ronzoni, Federica Mancini, Valentina Valente; ed. RMN, Paris, 2001. Prezzo : 320 FF


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