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“Le Monde du Ticqueur” ovvero l’universo di Christian Fogarolli. Dopo averlo presentato con successo all’ultima edizione della fiera Artissima di Torino, la galleria Alberta Pane presenta una prima personale di Christian Fogarolli presso la sua sede parigina, con sei recenti creazioni, da non perdere fino al 14 maggio. Classe 1983, ricordiamo che l’artista italiano ha partecipato alla mostra parigina Le Mur presso lo spazio la Maison rouge nel 2014, l’abbiamo visto inoltre, tra le diverse manifestazioni internazionali, a dOCUMENTA (13), con un interessante progetto dal titolo Lost Identities (2012). La personale parigina ruota intorno a temi cari all’artista, quali l’interazione tra perdita e recupero e l’impatto che questi hanno su organismi diversi. Questi pur presentandosi come termini opposti si incontrano sempre e di nuovo nello spazio e nel tempo in creazioni come Lithos (2016). Questa presenta una copia del diciannovesimo secolo toscano del braccio del Davide di Michelangelo, nella stessa teca, nel quale è custodito questo braccio senza mano, troviamo inoltre un mucchietto di polvere bianca, che in realtà non è marmo, come si potrebbe supporre, ma carbonato di litio. Nel dialogo che Fogarolli intraprende con Giuliana Setari Carusi, fondatrice e presidente della Fondazione Dena a Parigi, (la pubblicazione è disponibile presso la galleria Alberta Pane), l’artista descrive l’opera, Lithos appunto, e del duplice sguardo che questa getta sulla storia sia passata che contemporanea. Passata perché guarda ai rivoluzionari repubblicani che nel 1527 insorgendo a Firenze in piazza della Signoria ruppero il braccio della nota scultura, contemporanea poiché accosta quest’atto agli atti di vandalismo perpetrati nel Medio Oriente dalle milizie terroriste. Mentre il carbonato di litio usato come rimedio, tra l’altro, nei casi d’amnesia o nella cura di sindromi bipolari.
Qui la perdita ha in sé la speranza del recupero, mentre quest’ultimo porta in sé la paura della perdita stessa, la loro stessa sussistenza è paradossalmente interdipendente. In questo processo si vivifica il restauro della memoria, che diventa in Fogarolli istanza artistica. L’artista si riappropria di persone senza nome, senza identità, perse nell’oblio di un archivio criminale o ospedaliero, che grazie all’azione di recupero dell’artista risalgono in superficie, come dopo una lunga apnea, queste respirano nuovamente. Sono opere che interpellano la memoria, sollecitano la capacità d’indagine e di osservazione di ognuno, che diventa partecipe e testimone di questo processo di recupero, appunto. Ecco vecchie foto di giovanissimi pazienti amnesici in Repeat (2015) che vedono il loro doppio in un’altra foto che presenta totem arcaici, entrambi accompagnati da una boccetta che racchiude la “pozione miracolosa”, ancora una volta il carbonato di litio. Riguardo le foto, spesso presenti nei suoi lavori, Fogarolli ne parla così: “Le fotografie con cui lavoro costituiscono un mio universo privato, di cui mostro gelosamente solo alcune sfaccettature”. Le opere di Fogarolli sono essenziali e dirette come nel Promeneur (2016), che presenta un paio di vecchie protesi per la deambulazione di un fanciullo, queste poste davanti ad uno specchio sono accompagnate da due sbarre di appoggio, rivediamo inoltre un bambino indossarli in una vecchia foto che lo ritrae, nella stessa disposizione, davanti ad uno specchio. Tra immagine e realtà, come percepisce lo spettatore questa fase di recupero della perdita? Fogarolli parlando della mostra dichiara: L’intero progetto presenta una serie di opere che contengono indizi su come gli esseri umani usano costantemente la loro forza per autodistruggersi (..) e come s’impone successivamente per recuperare, rigenerare, riparare e conservare.” Questo discorso s’iscrive nell’interesse che l’artista ha per discipline quali l’antropologia, l’archeologia ma anche la medicina e la psicologia. L’universo dei sensi qui c’è tutto, vedi l’opera Anosmie (2016), vale a dire la perdita dell’odorato. Addirittura nel realizzare quest’opera, l’artista ha chiesto ad un chirurgo plastico di ricostruire il sistema olfattivo di un busto in pietra mutilato. Ritroviamo anche l’udito nell’opera Fantômes de la musique (2016), che ruota intorno al disagio provocato dall’acufene. In questo universo, in cui l’infanzia non è risparmiata, l’essere umano viene colto nella una ricorsa cieca e vitale tra riaffermare e negare il passato così come il presente.
Livia De Leoni
mostra visitata il 12 marzo
Dal 12 marzo al 14 maggio 2016
Christian Fogarolli, Le Monde du Ticqueur
Galleria Alberta Pane
64 Rue Notre-Dame De Nazareth
, Parigi
Orari: da martedì a sabato dalle 11:00 alle 19:00
Info: http://www.galeriealbertapane.com/