La memoria dell’Africa, il presente dei rapper e dei campioni sportivi. Michael Ray Charles (1967 Lafayette, Luisiana) gioca ad avvicinare e sovrapporre il passato e il contemporaneo della comunità afro-americana statunitense. Evidenzia nuove e vecchie schiavitù indagando, come argutamente ha sottolineato Franceso Clemente , le mutevoli facce dell’oppressione.
L’utilizzo degli stereotipi fisici e comportamentali dei neri d’America e la caricatura degli stessi vuole provocare nello spettatore un riso amaro. Un umorismo che lascia un profondo senso di disagio.
In mostra vi sono tele e sculture di recente produzione il cui allestimento è concepito in modo da creare un percorso sensoriale.
Il visitatore è invitato ad aggirarsi per lo spazio labirintico della galleria, a scoprire le opere disposte nelle numerose nicchie. Al suo passaggio senza volerlo anima una serie di dispositivi che fanno muovere meccanicamente le sculture così che l’ambiente viene pervaso da un crescente rumore che ricorda i ritmi africani. Difficile capire di che materiale siano costituite queste figure che rappresentano dal giocatore di basket all’aborigeno africano. A creare un singolare effetto illusorio è la patina che le ricopre: un sottile strato di lucido da scarpe. Parte integrante dell’opera è l’atto di lucidatura che l’artista sarcasticamente vuole sia compiuto dal collezionista che ne vorrà diventare il proprietario.
Arrivati al fondo di questa galleria di personaggi si è catturati da un aspro ma piacevole odore che invita a scendere e a visitare la sala sotterranea. Affollano l’ambiente una cinquantina di sculture di cioccolato, sono delle figure umane in diverse posizioni. Alcune di esse sono rotte, alcune inserite in un vaso, luogo immaginario dove riporre le proprie radici. Un’istallazione ricca di significati e simbologie è profonda e ironica come l’intera opera di questo artista.
Michael Ray Charles afferma che il suo lavoro non vuol essere altro che un contributo alla ricerca di una nuova identità/dignità della comunità afro-americana statunitense. Ma probabilmente è molto di più, è analisi impietosa di un’intera società, è il poster, sono parole di Spike Lee, di quel film che l’Hollywood system non avrà mai il coraggio di girare.
link correlati
www.cotthemgallery.com
www.pbs.org/art21/artists/charles
melania gazzotti
mostra visitata il 24 novembre 2002
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