Categorie: around

Fino al 15.VIII.2014 | Awol Erizku.The only way is up | Hasted Kraeutler, New York

di - 2 Agosto 2014
Uno strato di vernice azzurra può trasformare una maschera africana tradizionale in una nuova divinità. L’incarnazione un po’ folk, un po’ pop dell’ambizione di un giovane artista che – come un equilibrista – si muove tra contesti culturali e artistici che fanno da sfondo al suo background.
Con la stessa giocosità Awol Erizku (è nato in Etiopia nel 1988, ma è cresciuto nel quartiere newyorkese del Bronx) si appropria di elementi della quotidianità, filtrandoli attraverso lo sguardo di grandi maestri dell’arte contemporanea americana, in particolare Donald Judd e Ed Ruscha, come è evidente in una scultura come Oh what a feeling, aw, fuck it, I want a Trillion (2014) in cui cono reiterati sette canestri da basket di una squadra locale placcati d’oro 24 carati.

‹‹Per me, si tratta di prendere le opere d’arte che ora sembrano ermetiche, dargli una nuova vita e avere una nuova generazione che interagisca e le apprezzi per quello che sono››, afferma l’artista in occasione della sua seconda personale da Hasted Kraeutler, a due anni di distanza dal suo debutto. Fotografo, filmmaker e scultore Erizku ha studiato alla Cooper Union School of Art di New York, conseguendo nel 2014 l’M.F.A. a Yale.
L’energia straripante di una metropoli come New York, con la sua promiscuità, la libertà, i colori, i suoni… è direttamente connessa anche nel titolo della mostra “The only way is up”. Una citazione-omaggio dell’omonimo album di Quincy Jones, che per l’artista è un personaggio cult non sono nel suo ruolo di musicista, ma anche come produttore dei migliori album di Michael Jackson. L’affinità, in questo caso, è dichiarata in #TRILL (2014) dove il volto di Jacko è associato ai tubi al neon. Un altro sconfinamento un po’ ironico, un po’ provocatorio.
A proposito d’ironia per Awol Erizku è certamente ‹‹uno strumento che uso per attrarre lo spettatore e intrappolarlo››.
Il corpus fotografico, in particolare, sembra avere una forza maggiore all’interno del suo lavoro. ‹‹La fotografia è il mio mezzo di base, tanto quanto la pittura lo è per un artista come Richard Prince››, afferma.
Più autonomo e spontaneo nel raccontare fenomeni che appartengono alla sua stessa generazione, come nella serie di foto a colori che ritraggono le ultime tendenze in fatto di acconciature maschili. Uno sguardo antropologico che osserva e cataloga, ma allo stesso tempo celebra un ideale di bellezza, come nel lavoro del grande J.D. ‘Okhai Ojeikere (1930-2014). Scattando quotidianamente, in strada e durante le feste, a partire dagli anni ’70 il fotografo nigeriano ha raccolto oltre un migliaio di foto di acconciature femminili che rivelano anche un forte legame con la tradizione scultorea africana. ‹‹Tutte queste acconciature sono effimere››. – scrive nel volume J.D. ‘Okhai Ojeikere. Photographs (2000) – ‹‹Voglio che le mie fotografie ne siano tracce notevoli. Ho sempre voluto registrare i momenti di bellezza, conoscenza. L’arte è vita. Senza l’arte, la vita sarebbe congelata››.
manuela de leonardis
mostra visitata il 19 giugno 2014

Dal 19 giugno al 15 agosto 2014
Awol Erizku.The only way is up
New York, Hasted Kraeutler
537 W 24th Street
Info: www.hastedkraeutler.com

Nata a Roma nel 1966, è storica e critica d’arte, giornalista e curatrice indipendente. Con Postcart ha pubblicato A tu per tu con i grandi fotografi - Vol. I (2011), A tu per tu con i grandi fotografi e videoartisti - Vol. II (2012); A tu per tu con gli artisti che usano la fotografia - Vol. III (2013); A tu per tu – Fotografi a confronto – Vol. IV (2017); Cake. La cultura del dessert tra tradizione Araba e Occidente (2013), progetto a sostegno di Bait al Karama Women Center, Nablus (Palestina). E’ autrice anche Taccuino Sannita. Ricette molisane degli anni Venti (ali&no, 2015) e Isernia. L’altra memoria – Dall’archivio privato della famiglia De Leonardis alla Biblioteca comunale “Michele Romano” (Volturnia, 2017).

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