-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
fino al 16.I.2011 Fresh Hell Paris, Palais de Tokyo
around
Uno spazio che guarda avanti e un artista che indossa i panni del curatore. Il Palais de Tokyo fa centro un'altra volta e invita Adam McEwen a condurci nel suo inferno. Dove si respira un'aria fresca...
Tokyo, dà carta bianca a un artista nell’ideazione e cura di un progetto
espositivo. Era accaduto nel 2008 con Ugo Rondinone e l’anno successivo
con Jeremy Deller. Ora, a esser messo alla prova, è Adam McEwen,
artista inglese di stanza a New York, che traduce il proprio sguardo sull’arte
in una mostra complessa, in cui coabitano più di trenta artisti, alcuni
sopravvalutati e altri mai compresi.
Il progetto si apre con tre sculture di pietra
conservate al Musée Cluny. Sono le teste dei re di Giuda che fino al Settecento
decoravano la cattedrale di Notre-Dame. McEwen le mette in connessione con
un’opera di Rudof Stingel, presentata alla 50. Biennale d’Arte di
Venezia. L’artista ricopre una parete di carta alluminio e invita chiunque a
esprimere se stesso attraverso buchi, scritte, post-it, polaroid, chewing-gum.
Il curatore mette in luce un paradosso: l’opera medioevale, nonostante il tempo
e la storia, sopravvive in una teca di vetro; l’opera contemporanea sceglie di
autodistruggersi, dandosi in pasto al visitatore.
A ben vedere, Fresh Hell è, nella sua interezza, una mostra
dialogica, in cui a confrontarsi non sono soltanto artisti e opere ma
generazioni, correnti e punti di vista. Spesso secretati o inafferrabili. Le
installazioni di Barbara Bloom, Maurizio Cattelan e Michelangelo
Pistoletto, ad esempio, sembrano unite da un filo trasparente.
In Playboy
for the Blind, Bloom riproduce una copia della rivista erotica sostituendo
testi e immagini con il linguaggio braille. Di Cattelan, Adam McEwen seleziona
una delle prime opere, ben più sottile e ironica degli ultimi progetti. Si
tratta di una denuncia ai carabinieri, nella quale l’artista dichiara il furto
di un’opera invisibile. The ears of Jasper Johns di Pistoletto è un
foto-ritratto in bianco e nero del pittore americano ma tagliato a metà e
privato della parte centrale. Eliminata l’espressione sorridente, rimangono
soltanto le estremità del capo: le orecchie.
Herold, Valie Export e Gino De Dominicis. Herold costruisce
un labirinto sospeso nell’aria, obbligando il visitatore a mettersi in gioco,
cercando l’unica via d’uscita possibile. Valie Export, in una serie fotografica
realizzata negli anni ‘70, mette a confronto l’architettura della città e se
stessa. La silhouette dell’artista aderisce agli edifici e si trasforma in
unità di misura. Anche De Dominicis utilizza il proprio corpo e, nel video Tentativo
di volo, lanciandosi da una rupe nell’acqua, sfida la natura.
Ogni mostra collettiva racconta, indirettamente, gusti e immaginario
del curatore. Il Palais de Tokyo, invitando un artista a realizzare un progetto
espositivo, prova a spingersi più in là. Ne svela la ricerca, le influenze e i
desideri.
Carta
bianca a Rondinone
saul marcadent
mostra visitata il 27 novembre 2010
dal 20 ottobre
2010 al 16 gennaio 2011
Carte Blanche à Adam McEwen – Fresh Hell
Palais de Tokyo – Site de création contemporaine
13, Avenue du Président Wilson (zona Iéna) – 75116 Paris
Orario: da martedì a domenica ore 12-24
Ingresso: intero € 6; ridotto € 4,50
Info: tel. +33 147235401; fax + 33 147201531; www.palaisdetokyo.com
[exibart]