Ci perdiamo, la mia collega ed il sottoscritto, mentre cerchiamo invano a Soho la porta, davvero Genty, della prima sede di Frith Street Gallery. La troviamo, è chiusa, ci aspettano nella nuova sede. E ci perdiamo di nuovo.
Londra è stranamente priva di grigio in questo febbraio pre-Brexit.
Un venticello ci guida in questa “deriva” surreale, gli iphones scarichi per entrambi.
È un caldo piacevolmente infernale quello che rivela sempre l’avanzare dell’antropocene galoppante in cui ci siamo infilati in primis come europei “benestanti”.
Frith Street Gallery, quella che Jane Hamyln (chair della fondazione Paul Hamyln) fondò nel 1989 si è notevolmente ingrandita nel 2007, rinnovandosi.
Avevamo diverse consegne e idee da scambiare con il team di Frith e come sempre di fretta, abbiamo perso più tempo, finchè a Golden Square, l’acciaio inox e il vetro della galleria ci si sono spalancati dinanzi agli occhi.
Visitiamo la mostra con Ali MacGilp, artists liaison manager dopo aver gustato un delizioso Thè al Ginger, nella sala della direttrice.
Subito, l’occhio clinico e abituato a seguire le difficili “escavazioni” oniriche e concettuali dei Raqs Media Collective riconosce un’impronta netta e chiara: “Spinal”, un’installazione composta di un percorso labirintico di diversi video incentrata sul trauma ammutolito dell’esperienza della WWI (World War I).
Il collettivo indiano ha creato una struttura enorme di cuscini in finta pelle, praticando delle “feritoie” atte a farci entrare e con occhi (e volendo anche mani) verso i monitor. Alcuni dei tessuti in finta pelle costituiscono dei muri sonori, volutamente installati di modo da creare un disgiungimento tra immagine in movimento digitale e il suo pattern sonoro (supposto), riconosco le voci di Monica Narula e di Suddha Sengupta che pronunciano delle poesie e dei testi da antiche registrazioni e ricordi di soldati indiani.
Raqs Media Collective: Spinal
“Spinal” è l’installazione, versione per la galleria di “Not Yet At Ease”, commissionata da Firstsite e 14-18 NOW, il programma artistico del Regno Unito per il centenario della Prima Guerra Mondiale.
Invocando trascrizioni di lettere e diari, letture ravvicinate di cartelle cliniche e spedizioni ufficiali, estratti di romanzi e poesie, racconti di sogni e incubi, frammenti di film d’archivio gli artisti tessono la matassa della nostra deambulazione.
Frammenti spettrali di voci catturate in registrazioni sonore centenarie, Raqs colloca così in primo il valore dell’esperienza, ancora bruciante, materia tangibile e accecante dei soldati e dei seguaci del subcontinente indiano che hanno preso parte alla Prima Guerra Mondiale.
“Spinal” inventa un paesaggio onirico per costruire uno strato di riflessione lirico e fantasioso. L’installazione, che si apre con un grande video incentrato proprio sullo scorticato della nostra colonna vertebrale virato al viola, scopre ed evidenzia la “verità” ufficiale di quella che è stata considerata un “eccesso di poesia” (letta come un segno di “inquietudine mentale”) nei racconti personali ma universalistici del soldato.
I Raqs considerano questa precoce ammissione ed evasione del profondo disagio psicologico prodotto dalla guerra per affermare che il “disagio” generato dalla Prima Guerra Mondiale non è ancora cessato.
Gaspar Ozur
Mostra visitata il 17 febbraio
Dal 31 gennaio al 16 marzo 2019
Raqs Media Collective, Spinal
Frith Street Gallery
17-18 Golden Square
London, Regno Unito
W1F 9JJ
Orari: martedì-venerdì dalle ore 10 alle ore 17 o su appuntamento
Info: info@frithstreetgallery.com