29 giugno 2007

fino al 17.IX.2007 Annette Messager Parigi, Centre Georges Pompidou

 
Animaletti impagliati, foto del corpo in frammenti, vecchi peluche, fagotti di stoffa e fili di lana rosso sangue. Con una grande retrospettiva, Parigi rende omaggio ad Annette Messager. Un viaggio nel perturbante…

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Una retrospettiva è sempre esposta alla trappola dell’inventario e dell’archivio cronologico, soprattutto quando il lavoro di un artista attraversa fasi e supporti tanto eterogenei, come nel caso di Annette Messager (Berck-sur-Mer, 1943). Nelle sue numerose personali, invece, questa artista-aracne reinstalla i propri lavori, li fa dialogare in modo inedito, pensa nuove relazioni e risonanze tra gli elementi di un “alfabeto intimo”, fatto di animali impagliati, peluche, fili colorati, foto e disegni.
La figura che annuncia il viaggio in questo mondo multiforme è quello stesso Pinocchio che abitava il padiglione francese premiato alla Biennale del 2005 e che ora, nel grande atrio del Pompidou, accoglie i visitatori pigramente allungato su un cuscino e trascinato attraverso una morbida massa di guanciali e di maschere spaventose. Personaggio liminale stretto tra l’umano e il non umano, la nostalgia e la libertà, la madre e la strada, il burattino incarna la tensione tra il mondo domestico e il suo rovescio ombroso, ciò che Freud agli inizi del secolo chiama il perturbante, sempre annidato nel rovescio della casa, dell’heim. È intorno a questa tensione che si forma una parte dei lavori di Messager.
I “pensionanti” (Les pensionnaires, 1971) sono Annette Messager - Articulés-désarticulés (particolare) – 2001/2002 – manichini in tessuto, motori elettrici, corde, cavi metallici - Parigi, Centre Pompidou le prime figure ironiche del perturbante: uccellini impagliati, zampe in aria, avvolti in vestitini di lana colorati che una mano materna ha teneramente tessuto per loro. Le didascalie sulle teche di vetro indicano le loro attività: il riposo, la passeggiata, la punizione. Tra queste parole dell’infanzia e l’evidenza dei corpi svuotati dell’interno si affaccia il nodo dell’ambivalenza profonda di ogni legame “ferocemente protettore”. Nel corso degli anni prende forma un universo domestico colonizzato da spoglie e da resti, invaso dal legame onnipresente tra la vita e la morte. Vale la pena guardare da vicino, attentamente, le istallazioni di Messager: non lontani dai pensionanti, peluche colorati si accampano su colonne di libri (Fables et récits, 1991/2007) ci guardano, ma dialogano anche con i titoli dei volumi: In famiglia, Senza famiglia, L’imboscata.
Dalla fine degli anni Ottanta centinaia di peluche si ibridano con i loro doppi tassidermizzati: “Gli animali impagliati mi toccano perché sono al tempo stesso la vita e la morte. Sono mummificati per meglio conservare l’immagine della vita ma, così facendo, si conserva anche la loro morte”. Proprio come nella fotografia, aggiunge. Negli stessi anni dei pensionanti, infatti, Messager inizia ad assemblare le sue Collezioni, decine di album con foto, immagini di giornali rielaborate, disegni attraverso cui l’artista costruisce una serie di identità fittizie parallele.
Se il filone grafico appare più avulso dal corpo della mostra e quasi “di troppo” (come nelle Chimere degli anni Ottanta), il dispositivo della collezione riaffiora invece in più opere: negli insiemi di centinaia di piccole foto in bianco e nero di frammenti del corpo (MesAnnette Messager - Articulés-désarticulés (particolare) – 2001/2002 - asta in legno con tessuto e peluche - Parigi, Centre Pompidou - © Adagp Voeux, 1989), nelle teche di vetro in cui giacciono vecchi vestiti (Histoires des robes, 1990), nelle aste di metallo che espongono animaletti, fagotti, foto (Les piques). Insiemi aperti da cui si può sempre togliere o aggiungere un elemento, come avviene nell’assemblaggio inesauribile della collezione così come nella continua ridefinizione dell’identità. La grande installazione articulés-désarticulés (2001-02) è il vero centro della mostra, la sala più affollata, in cui molti si siedono per terra e guardano a lungo decine di grandi pupazzi in movimento, con corpi umani e teste di asino o di orso, che salgono e scendono ciclicamente o che, appena sollevati da un filo, subito ricadono a terra. Tra i cigolii degli ingranaggi meccanici questi ‘messaggeri’ dispiegano il nucleo del lavoro di Messager: il movimento di una memoria ancestrale per cui ciascuno riconosce le forme e i colori sintetici che popolano il mondo insieme familiare e feroce della casa.

angela mengoni
mostra visitata il 18 giugno 2007


dal 6 giugno al 16 settembre 2007 – Annette Messager. Les messagers
a cura di Sophie Duplaix – Centre Pompidou – Galerie sud, place Georges Pompidou, 75004 Paris (fermata metro: Rambuteau) – www.centrepompidou.fr
tutti i giorni h. 11–21, chiuso martedì – ingresso: 10 euro, ridotto 8 euro (18-25 anni), gratuito -18 e prima domenica del mese.
info: +33 (0)1 44 78 12 33; Fax visitatori disabili: +33 (0)1 44 78 16 73
biglietteria on line (biglietto stampabile, solo tariffa intera): http://billetterie.centrepompidou.fr
Catalogo: “Annette Messager. Les messagers”, a cura di Sophie Duplaix, 608 pp.,coedizione Centre Pompidou/Xavier Barral 44,90 euro


[exibart]

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