Una retrospettiva è sempre esposta alla trappola dell’inventario e dell’archivio cronologico, soprattutto quando il lavoro di un artista attraversa fasi e supporti tanto eterogenei, come nel caso di Annette Messager (Berck-sur-Mer, 1943). Nelle sue numerose personali, invece, questa artista-aracne reinstalla i propri lavori, li fa dialogare in modo inedito, pensa nuove relazioni e risonanze tra gli elementi di un “alfabeto intimo”, fatto di animali impagliati, peluche, fili colorati, foto e disegni.
La figura che annuncia il viaggio in questo mondo multiforme è quello stesso Pinocchio che abitava il padiglione francese premiato alla Biennale del 2005 e che ora, nel grande atrio del Pompidou, accoglie i visitatori pigramente allungato su un cuscino e trascinato attraverso una morbida massa di guanciali e di maschere spaventose. Personaggio liminale stretto tra l’umano e il non umano, la nostalgia e la libertà, la madre e la strada, il burattino incarna la tensione tra il mondo domestico e il suo rovescio ombroso, ciò che Freud agli inizi del secolo chiama il perturbante, sempre annidato nel rovescio della casa, dell’heim. È intorno a questa tensione che si forma una parte dei lavori di Messager.
I “pensionanti” (Les pensionnaires, 1971) sono
Dalla fine degli anni Ottanta centinaia di peluche si ibridano con i loro doppi tassidermizzati: “Gli animali impagliati mi toccano perché sono al tempo stesso la vita e la morte. Sono mummificati per meglio conservare l’immagine della vita ma, così facendo, si conserva anche la loro morte”. Proprio come nella fotografia, aggiunge. Negli stessi anni dei pensionanti, infatti, Messager inizia ad assemblare le sue Collezioni, decine di album con foto, immagini di giornali rielaborate, disegni attraverso cui l’artista costruisce una serie di identità fittizie parallele.
Se il filone grafico appare più avulso dal corpo della mostra e quasi “di troppo” (come nelle Chimere degli anni Ottanta), il dispositivo della collezione riaffiora invece in più opere: negli insiemi di centinaia di piccole foto in bianco e nero di frammenti del corpo (Mes
angela mengoni
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