L’ultima personale di
Jeffrey Milstein è il tentativo di trasformare gli aerei di linea in icone contemporanee. Operazione riuscita, visto il successo trasversale di queste immagini al di fuori dei circuiti dell’arte, riprese da riviste e quotidiani. Segno di come l’aereo sia diventato un motivo centrale nella nostra cultura, sia in quanto oggetto d’uso quotidiano grazie ai voli low cost, sia per il ruolo di protagonista nella vicenda più tragica che l’Occidente moderno conosca, l’attacco alle Twin Towers.
Modellista appassionato di aerei, il fotografo americano realizza il sogno di diventare pilota a 17 anni. Per lui il metallo pesante e il corpo vuoto di questi mostri volanti hanno qualcosa di miracoloso. Per questo ama fotografarli quando gli sfiorano la testa in decollo a 320 km/h. In quel momento li coglie nella loro più austera semplicità di croci volanti, in una posa intima, quasi nuda, disarmata e fragile. I boeing che siamo abituati a veder rollare sulle grandi piste d’asfalto diventano corpi morbidi come ventri di balene. Milstein li astrae e li pone in campo bianco, fino a renderli modellini in scala 1:1, esaltando dettagli e colori.
In altri casi li fotografa in atterraggio e l’effetto cambia, catturando tutta la potenza che questi ammassi di alluminio, pesanti tonnellate e spinti a velocità vicine a quella del suono, rappresentano non senza sfumature minacciose e rapaci.
Il lucore dei metalli a contatto con la luce naturale e aperta dei cieli d’aeroporto erano già noti ai pittori iperrealisti e, nelle immagini di Milstein, diventano una vera strategia di fascinazione.
Come nelle serie precedenti, quali
Cuba,
India e
Archeologia industriale, il fotografo americano satura i colori per rendere tutto più vivido, seducente. E vi riesce bene in questo gioco di applicazione al reale di tecniche da still life e fotografia pubblicitaria. Ma il senso va oltre la pellicolare bellezza geometrica. “
Dopo l’11 settembre”, sostiene Milstein, “
nessuno può guardare un aereo senza ricordare con quanta facilità esso può trasformarsi in arma nelle mani di un gruppo di terroristi. Gli aerei sono un simbolo di quanto sia divenuta vulnerabile la nostra alta tecnologia”.
L’eco di una filosofia catastrofica alla Baudrillard o alla Virilio si fa sentire in un lavoro diretto a cercare nella pura essenza formale dell’oggetto, ripreso da un’angolazione inedita, la sua forza di simbolo, le pieghe di senso nascoste. Come quella della croce, simbolo del sacrificio, del martirio e dell’assunzione celeste: “
Possono atterrare sicuri dopo poche ore dall’altra parte del globo, ciò è incredibile”.