Un’esposizione che intende esibire i cambiamenti
stilistici e formali riguardanti la rappresentazione della natura nel corso
dell’Ottocento attraverso 97 opere di grande prestigio. Si parte
dall’evoluzione della natura morta di Eugène Delacroix e Simon Saint-Jean, passando per Frédéric Bazille per arrivare al grande Pierre-Auguste Renoir. Su questo solco, gli impressionisti
proseguono lo studio della natura e dei fiori, dei loro colori cangianti e
delle loro forme. Tanti gli esempi celebri, dai nasturzi di Gustave
Caillebotte, di Henri
Fantin-Latour e
di Armand Guillaumin alle celebri e incantevoli ninfee di Claude Monet.
Ma sono senz’altro i luoghi alberati, le distese fiorite,
i prati sterminati a interessare maggiormente gli artisti del movimento. In tal
senso, il giardino pubblico, locus amoenus urbano, diviene lo spazio del confronto con la
natura e di un ritorno ad essa, territorio di riposo e di calma per il
cittadino della frenetica metropoli. Ecco allora i borghesi parigini recarsi a
passeggiare nei jardins publics come il Parc Monceau in duplice versione del 1878 di
Monet, il Luxembourg al crepuscolo dell’americano John Singer Sargent e quello di Pontoise di Camille
Pissarro. La
spinta verso la natura induce persino alla totale compenetrazione con essa,
come la donna con parasole di Renoir, macchia di colore tra le macchie
sgargianti dei fiori, non a caso immagine simbolo di quest’esposizione e del
suo complessivo significato.
Ancora giardini, ma questa volta privati, chiusi,
recintati, sono quelli delle case degli stessi artisti, che amano ritrarre la
calma che aleggia attorno al focolare, in piccoli paradisi popolati solitamente
dalle proprie piccole creature: come il tenero Jean intento a giocare con un
cerchio nel cortile della casa di Argenteuil nello stupendo Monet giunto da
Chicago, o la dolce Julie nelle raffinate composizioni di mamma Berthe
Morisot.
Nel corso della seconda metà del secolo, l’Impressionismo
diviene punto di partenza per successive ricerche formali ed espressive nelle
quali la realtà da fenomeno oggettivato diviene manifestazione soggettiva e
personalissima. La visione della natura si carica così dell’anima e della
psiche dell’artista. È il caso di Vincent van Gogh e dei suoi paesaggi “animati”, di
Paul Gauguin e
della sua natura “sintetica”, dei Nabis e di Pierre Bonnard, di James Ensor, fino a Gustav Klimt e al suo spinto decorativismo.
Non mancano gli italiani che guardano alla Francia e
all’Impressionismo con acceso interesse e rielaborano alla loro maniera il
rapporto con lo spazio pubblico e privato della natura: la tristezza invernale del
torinese Marco Calderini, le rose sul terrazzo del napoletano Filippo Palizzi, la pioggia d’estate del
macchiaiolo fiorentino Telemaco Signorini, fino al tenero idillio divisionistico della Mammina del ferrarese Gaetano Previati.
Al di là dell’indagine cromatica e luministica, alla base
del lavoro impressionista vi è un ideale ritorno alla natura dell’uomo del XIX
secolo, già così pienamente urbanizzato, in un’epoca di straordinarie scoperte
scientifiche e tecnologiche. Impressionist Gardens è, dunque, una riflessione
attualissima sul rapporto tra l’uomo contemporaneo e quella natura a cui
costantemente si cerca di tornare ma che, purtroppo, appare sempre più rara al
giorno d’oggi. Dopo Edimburgo sarà ospitata al Museo Thyssen-Bornemisza di
Madrid, da novembre al febbraio 2011.
Da Fattori a Casorati a
Viareggio
Da Corot a Monet al
Vittoriano
Boldini e gli italiani a
Parigi al Chiostro del Bramante
giulio brevetti
mostra visitata il 30 agosto 2010
dal 31 luglio al 17 ottobre 2010
Impressionist Gardens
National Gallery Complex of Scotland – Royal
Scottish Academy Building
The Mound – EH2 2E Edinburgh
Orario: tutti i giorni ore 10-17; giovedì ore 10-19
Ingresso: intero £ 10; ridotto £ 7
Catalogo disponibile
Info: tel. +44
1316246200; info@nationalgalleries.org; www.nationalgalleries.org
[exibart]
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