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fino al 18.I.2004 | Chen Zhen – Silence Sonore | Parigi, Palais de Tokyo

di - 1 Dicembre 2003

La migrazione e il passaggio da un sistema collettivista a uno individualista capitalista sono per lui fonte di una riflessione incessante intorno al concetto di “transculturalità”, di quell’incontro, scontro, assoggettamento, contaminazione, fusione e contrasto che segna il ritmo e la storia del rapporto tra differenti culture. Nato a Shanghai nel 1955, in una famiglia di medici, Chen Zhen è uno degli artisti più dinamici di fine secolo, impegnato a progettare una visione umanista e universalista che ha raggiunto una sintesi originale tra valori occidentali e orientali. Dopo gli studi di Belle Arti nella Repubblica Popolare Cinese, nel 1986 si trasferisce a Parigi dove incontra e studia l’arte occidentale.
In questa mostra, che non a caso porta per titolo un ossimoro come Silence Sonore, Zen Garden progetta un tempio che accoglie grandi marmi biomorfi danzanti con enormi strumenti chirurgici occidentali e tibetani, offrendo una comparazione tra due differenti modi di intendere il corpo umano attraverso la medicina. Da sempre compagna di vita, questa disciplina, apparentemente distante dall’arte, diventa per Zhen un progetto esistenziale, estetico e spirituale, quando nel 1987 scopre di essere affetto da una forma incurabile di anemia. A partire da questa radicale esperienza, l’artista sceglie di diventare medico cinese e dedica molte opere a una ricerca che culmina con Obsession of Longevity (1995), un erbario contenente 378 erbe medicinali posto tra due teche-pareti di vetro colme di giornali e libri bruciati: un linguaggio concreto, testimone di azioni meditate e radicali, finalizzate a mettere in questione il sapere ufficiale, costante riferimento polemico della sua poetica.
Il desiderio di fare un’arte lontana dagli esiti concettuali e gli intellettualismi irrealistici occidentali, porta Chen Zhen a progettare un’arte terapeutica che possa “riconciliare l’uomo e il mondo”. Diagnostic Room esprime la capacità della medicina orientale di adattarsi alla più profonda individualità di ciascun corpo e Jue Chang (the last song)-Dancin (2000) mostra quanto il soma e la psiche siano strettamente connessi, attraverso la trasformazione di sedie, letti e sgabelli in tamburi di pelle, in strumenti di sfogo e riequilibrio mentale. Una enorme congegno per la produzione di un ritmo che torna al produttore come scultura sonora di sé.
Il suo originale modus operandi sembra ispirarsi a Joseph Beuys come ai monaci tibetani, all’Arte Povera come alla medicina cinese. La forza del suo lavoro consiste nel progetto di costruzione di un’identità artistica sintetica, multiculturale e universale. Le sue opere taumaturgiche si fondano sulla comunicazione spirituale, e non intellettuale, con il pubblico e con se stesso, al fine di agire come virus dentro la cultura ufficiale, attaccando il pensiero unico e valorizzando la differenza.
Silence Sonore giunge dopo tre anni dalla scomparsa dell’artista, dopo grandi mostre a New York, Torino e Milano, ed è l’occasione per stendere un bilancio critico sull’opera dell’artista cinese, attraverso la pubblicazione di una corposa monografia diretta da David Rosenberg e Xu Min, per le edizioni Gli Ori di Prato, e tramite una corposa raccolta di interviste pubblicate da Presses du Réel, diretta da Jerome Sans.

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Chen Zhen a Mialno .
link correlati
http://www.shanghart.com/artists/chenzhen/default.htm
http://www.galleriacontinua.com/

nicola angerame
mostra visitata il 22 ottobre 2003


Fino al 18 gennaio 2004
Palais de Tokyo
13, avenue du Président Wilson, 75116 Paris
Tel : 01 47 23 54 01. Fax : 01 4720 1531
www.palaisdetokyo.com, contact@palaisdetokyo.com


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