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fino al 18.V.2003 Fantasías del harén y Nuevas Sherazades Centre de Cultura Contemporània, Barcellona
around
L’Oriente acquista le sfumature del sogno e del mito, in uno spazio-tempo lontano e misterioso. In cui la donna è esibita o nascosta per il semplice fatto di essere com’è. Da un’idea della scrittrice marocchina Fatema Mernissi...
di Licia Buttà
Il CCCB di Barcellona ha presentato la settimana scorsa la sua ultima fatica: la mostra Fantasie dell’Harem e nuove Sherazad, prodotta dal Centro a partire dagli studi della sociologa e scrittrice marocchina Fatema Mernissi. “Insanabile ossimoro” quello Occidente/Oriente, che acquista qui le sfumature a la page del sogno, del mito, di uno spazio-tempo lontano e misterioso, in cui la donna è esibita o nascosta per il semplice fatto di essere com’è. Il femminile orientale, che l’Occidente ha inventato a partire dalle traduzioni delle Mille e una notte r ealizzate agli inizi del XVIII secolo da Jean Antoine Galland -esposte nella prima sezione della mostra- risponde all’idea di seduzione, di dirompente baluardo della femminilità. Il corpo sottomesso, ridotto ad oggetto erotico, è l’unico linguaggio possibile. Nella seconda sezione, Visioni dell’harem, le ancheggianti Ballerine di Bouchard, la voluttuosa e indecifrabile Odalisca in grisaille di Ingres, le donne accarezzate dai vapori della sauna di Gérôme, ma anche il Ballo dell’ape smaccatamente teatrale di Marinelli, dialogano con le eccezionali e raffinatissime miniature di Abdallah Bukhari (Turchia, XVIII secolo) e Muhammad Q_sim (Iran, XVII secolo).
Per questa parte della mostra comunque più che di contrapposizione bisognerà parlare di sensuale dialogo tra gli artisti occidentali e quelli orientali. Ma il vero volto di questo hortus conclusus pagano, documentato con violento realismo, si trova nella sezione denominata l’Ultimo harem, quello del sultano turco Abdul-Hamid, deposto nel 1909, dove un mondo di deformi giullari di corte, di donne avvolte in pesanti tuniche, di eunuchi tristi, niente di erotico suggeriscono allo spettatore. Il contrasto si fa ancora più grande perchè a questa realtà si contrappone quella delle cartoline postali in cui il mito della donna d’esposizione è ancora vivo.
L’ultima parte della mostra, curata da Rose Issa, è dedicata ad artiste che dall’Oriente provengono, sebbene la maggir parte di loro viva e lavori da anni tra New York, Parigi e Londra. Un percorso tra videoarte (bellissimo Pulse (2001) di Shirin Neshat) istallazioni (l’irachena Janenne Al-Ani è presente con A loving man 1996-1999) fotografia (cariche di sarcasmo quelle di Shadi Ghadirian iraniana e di Raeda Saadeh palestinese) e la videografia di Ghazel, iraniana, ci dicono che siamo ormai svegli. Le visioni oniriche dell’harem, occidentali o orientali che fossero, sono lontane, scalzate vie da un’immagianario femminile che si rigenera. Nuove Sherazede le chiamano in mostra, ma l’arte di raccontare storie si è già trasformato, per alcune di loro, in manifesto poetico, politico, sentimentale.
licia buttà
mostra visitata il 18 febbraio 2003
fantasies de l’harem i noves xahrazads, dal 18 febbraio al 18 maggio 2003. Centre de Cultura Contemporanía, Montalegre, 5, 08001 Barcelona, tel 0034 933064100 www.cccb.org
orario, martedì giovedì venerdì 11-14 e 16-20, mercoledì e sabato 11-20, domenica e festivi 11-19, entrata 4 euro, ridotto 3 euro
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