Il CCCB di Barcellona ha presentato la settimana scorsa la sua ultima fatica: la mostra Fantasie dell’Harem e nuove Sherazad, prodotta dal Centro a partire dagli studi della sociologa e scrittrice marocchina Fatema Mernissi. “Insanabile ossimoro” quello Occidente/Oriente, che acquista qui le sfumature a la page del sogno, del mito, di uno spazio-tempo lontano e misterioso, in cui la donna è esibita o nascosta per il semplice fatto di essere com’è. Il femminile orientale, che l’Occidente ha inventato a partire dalle traduzioni delle Mille e una notte r
Per questa parte della mostra comunque più che di contrapposizione bisognerà parlare di sensuale dialogo tra gli artisti occidentali e quelli orientali. Ma il vero volto di questo hortus conclusus pagano, documentato con violento realismo, si trova nella sezione denominata l’Ultimo harem, quello del sultano turco Abdul-Hamid, deposto nel 1909, dove un mondo di deformi giullari di corte, di donne avvolte in pesanti tuniche, di eunuchi tristi, niente di erotico suggeriscono allo spettatore. Il contrasto si fa ancora più grande perchè a questa realtà si contrappone quella delle cartoline postali in cui il mito della donna d’esposizione è ancora vivo.
L’ultima parte della mostra, curata da Rose Issa, è dedicata ad artiste che dall’Oriente provengono, sebbene la maggir parte di loro viva e lavori da anni
licia buttà
mostra visitata il 18 febbraio 2003
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