Categorie: around

fino al 18.XII.2010 | Anselm Kiefer | New York, Gagosian Gallery

di - 14 Dicembre 2010
Durante il processo della sua
produzione, l’arte prende in prestito del materiale dalla vita, le cui tracce
continuano a brillare attraverso il lavoro svolto su di esse.Ma, allo stesso
tempo, la distanza dalla vita è l’essenza, la sostanza, dell’arte
“.
Con queste parole, Anselm Kiefer (Donaueschingen, 1945; vive a
Barjac) introduce il senso della sua nuova personale, che arriva
nella Grande Mela dopo il successo avuto come scenografo all’Opéra National di
Parigi nel 2009 e prima del suo arrivo nel 2011 a Venezia, annunciato in questi
giorni dalla Fondazione Vedova per la cura di Germano Celant.

Imponente e fuori scala (in puro Gagosian style), l’esposizione
compendia un’avventura esistenziale di stampo beuysiano ossessionata dalla storia
e da quel suo volere affrontare l’identità di una nazione attraverso la
tragedia del nazismo. Decine di opere sviluppano un discorso archeologico che
Kiefer costruisce alternando i dipinti classici (esangui e gigantesche stesure
di materia screpolata e accatastata con inserti di natura essiccata) e megateche
contenenti reperti di macchine belliche in rovina: resti di un mondo che
l’artista ha ereditato senza conoscere direttamente, essendo nato nel 1945.
Kiefer costruisce una wunderkammer
sui generis per descrivere l’identità
collettiva europea come fondata sui miti.

Tutto ruota attorno aOccupation, un
container con 76 enormi immagini stampate su fogli di piombo che ritraggono
l’artista nel 1969, mentre fa il saluto hitleriano davanti ai monumenti
europei, incluso il Colosseo. Kiefer chiama in causa, nei titoli delle opere,
personaggi biblici, teologi gnostici, figure della Cabala, poeti e creazioni
teatrali, come Der Ring des Nibelungen di Richard Wagner. Lo fa usando un mondo di simboli che paiono voler
sfidare il tempo, mentre proprio il tempo sembra mangiare da dentro il loro
corpo simbolico.


La carlinga dell’aereo che appare in Merkaba, la macchina da scrivere in
piombo che impersona il mito scandinavo di Thora o la foresta dipinta in
Winterwald (tema che ricorre dagli anni ‘60) permettono d’individuare
quei “nuovi bagliori” che la vita infonde nelle cose e che l’artista
desidera esaltare, non estraneo al piglio sciamanico del “fratello maggiore” Joseph
Beuys
, con cui studia a Düsseldorf.

La “distanza” fra l’artista e la storia
è colmata dall’arte come tentativo di rammemorazione, di comprensione e
disvelamento. Kiefer attraversa le barriere che separano i miti delle origini,
per scoprire che la mitologia greca e quella nordica, l’ebraismo e il
cristianesimo, la poesia di Paul Celan
e il teatro di Wagner possono riecheggiare gli uni negli altri,
perfino confluire nella teoria fisica dell’entropia, per riconoscersi infine,
paradossalmente, come elementi dell’ideologia nazista.


Mitologia comparata, storia delle religioni e denuncia del nazismo in
quanto aberrazione di miti pagani, ebraici e cristiani compaiono nel vitalismo perturbante di Kiefer, che sembra
prefigurare una monumentalità in cui il monumentum
è, etimologicamente, monito verso il futuro, ritratto archeologico di un mondo
scomparso: quello di un Novecento traumatizzato dalle guerre, secolarizzato e
sincretista.

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dal 6 novembre al 18 dicembre 2010

Anselm Kiefer – Next Year in Jerusalem

Gagosian Gallery

555 West 24th Street – 10011 New York

Orario: da martedì a sabato ore 10-18

Ingresso libero

Catalogo con testi diMarina Warner e Anselm Kiefer

Info: tel. +1 2127411111; fax +1 2127419611; newyork@gagosian.com; www.gagosian.com

[exibart]

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