E’ un viaggio all’inferno quello immaginato da Anthony Caro (n. 1924) in questo ciclo scultoreo già presentato alla XVLIII Biennale di Venezia e realizzato in collaborazione con il ceramista Hans Spinner negli ultimi anni di attività dello scultore britannico (1995-1999). Le 25 istallazioni attraverso cui si articola il percorso della mostra segnano le tappe di una laica e disordinata via crucis in cui la suggestione di fonti trasversali (bibliche mitologiche, artistiche e letterarie) prende forma in composizioni polimateriche (legno, ceramica, acciaio e calcestruzzo) di grande impatto emotivo e forte impegno drammatico. Sembrano quasi essere altari di una nuova religione le casse-bare di legno grezzo. Anthony Caro ci invita al coraggio di questa personalissima discesa agli inferi, al riconoscimento della miseria e della vanità della nostra
La Caixa de Catalunya offre nelle suggestive sale del piano nobile anche una frammentaria retrospettiva dal titolo Disegnando nello spazio: 21 sculture il cui filo conduttore è il disegnare direttamente nello spazio e che ripercorrono la precedente produzione dello scultore dagli anni ’60 agli anni ’80. Le soluzioni più interessanti di questo momento di Caro rimangono comunque le prime sculture degli anni ’60 (Shaftsbury, Slow Moment, 1965) in cui il meccanomorfismo delle opere proposte si infiamma dei colori brillanti ed intensi della stagione pop americana dalla cui cinica ironia, però, il leggero, raffinatissimo segno calligrafico dello scultore britannico è assai lontano.
davide lacagnina
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