Percorso cronologico e tematico insieme, la mostra scandisce anche visivamente, in singoli spazi espositivi, le fasi cruciali di una pittura profondamente radicata al suolo natale, investita di una idealità cosmico-religiosa per il legame fusionale e imprescindibile che
Emil Nolde (Nolde, 1867 – Seebull, 1956) instaura con la propria terra.
I visitatori sono chiamati a seguirne il tracciato dagli anni della formazione nella sezione “La montagna incantata” (la messa in scena delle sue mitologie fantastiche) alla scoperta del colore con
Van Gogh e
Gaugin. Seguono le tele nate dall’incontro con Die Brucke, la pittura a tema religioso, l’apertura innovante degli acquarelli, infine la serie dei grandi paesaggi, al limite dell’astrazione.
Nei quadri ispirati allo Schleswig-Holstein – regione aspra e solitaria, paesaggio semi-marino disteso tra acqua e terra – la natura compare come una presenza immanente al sentire dell’artista, nella densità di un “mare-paesaggio” dipinto in molteplici versioni come una forza primitiva, pre-esistente all’individuo e alla forma, che lo lega a uno stato di primordialità dove risiede, nella visione noldiana, la radice della creazione. Nella serie
Mare d’autunno, più vicina all’astrazione, onde monocrome di neri, gialli e blu, investite di cariche energetiche opposte e complementari, si distendono a macchia fluida, dense e corpose, impregnate di una forza sensibile che si fonde con la materia stessa del colore.
In
Sulla spiaggia ricompaiono, in una visione sorprendentemente moderna, le figure umane: sono i volti indigeni della Nuova Guinea, i gialli e gli ocra dei loro corpi giustapposti a quelli occidentali in una danza di gioiosa leggerezza. Del 1912 è il polittico
La vita di Cristo, con al centro la scena della crocifissione, eretto a simbolo dell’“
arte degenerata” nel 1937 dal regime nazista. Fisionomie deformate, tratti stridenti di blu, verdi o carmini sui volti, cieli neri e rossicci, personaggi biblici ricondotti al limite del profano. Stati interiori s’iscrivono nella defigurazione grottesca dei volti-maschere come nella stilizzazione dei corpi.
“
Dipingendo speravo sempre di vedere i colori produrre sulla tela, grazie al mio lavoro, un effetto tanto evidente quanto quello dei fenomeni naturali”, scriveva l’artista. Il colore non è infatti mai ornamento, ma elemento costitutivo della materia sensibile del quadro, perché investito di una forza d’irradiazione propria, d’una capacità di diffondersi in accordi e disaccordi tonali, tanto da produrre la dissoluzione di linee e forme, come nella serie degli acquarelli. “Immagini non dipinte”: improvvisazioni legate a un uso espressivo del colore, che in alcuni esiti sfiorano l’arte astratta di
Kandinsky, senza però mai abbandonare completamente il terreno della rappresentazione.
Nolde vi si rifugia segretamente negli anni ‘40 sotto il regime nazista, realizzando oltre mille piccole immagini affiorate quasi magicamente, per dare corpo alla libertà dei suoi demoni interiori. Sono figure, volti o paesaggi ricondotti all’essenziale, dove la definizione della forma tende a scomparire e il colore vi si sostituisce a macchia, rendendo la tela una superficie omogenea e continua, pervasa da un’atmosfera emotiva.
Stimmung liberata dalla materia cromatica della pittura.
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immenso, da studiare e amare incondizionatamente
suolo natale? mah, secondo me avrebbe dipinto uguale pure a capo verde