Al Kiasma di Helsinki – il principale museo di arte contemporanea finlandese dopo il giovane Emma di Espoo – è di scena la personale di
Marita Liulia (Perho, 1957; vive a Helsinki),
Choosing My Religion. Parafrasando con ironia un celebre brano dei Rem, negli ultimi cinque anni Liulia ha indagato le principali religioni del mondo, con una particolare attenzione al ruolo delle donne in ogni fede. Cristianesimo, ebraismo, islamismo, sikhismo, induismo, buddismo, taoismo, shintoismo e confucianesimo sono oggetto di confronto, sia estetico che ontologico, sulle questioni che si pone l’essere umano: cos’è la fede, la vita, la morte, il peccato, l’aldilà, la divinità? Quali sono i testi sacri, i simboli?
L’artista finlandese – che ha già esposto in Italia nel 2003, con la première del progetto
Tarot – è riuscita a “scaldare” lo spazio del vasto museo in vetro e pareti bianche, progettato da
Steven Holl.
La struttura, in genere preponderante sulle opere, stavolta è diventata contenitore di bellezza – una parola che sta tornando di moda nell’arte contemporanea – in un grande progetto che si addentra nel mistero inviolabile di ogni fede.
Illuminate da quattro teleri, che riproducono in controluce rami orientaleggianti di alberi di Assisi e che creano l’effetto di vetrate giapponesi in una vasta cattedrale, sono esposte al quinto piano dell’edificio 80 fotografie scattate in venti Paesi, 15 vaste tele dipinte e due documentari sulla realizzazione di questo ambizioso progetto. Ma in mostra è anche il vissuto quotidiano delle religioni: monili, abiti, libri, mappe, mobili fanno sentire il visitatore in un ambiente in qualche modo familiare, in cui può “giocare” a scegliere la propria religione. Gli incontri con l’artista hanno infatti un grande riscontro di pubblico, che sembra desideroso di parlare di temi sentiti, a livello storico e politico, e sempre più scottanti e delicati.
Due muri si chiudono a conchiglia intorno al video-ologramma di un’acclamata danzatrice sperimentale svedese,
Virpi Pahkinen, che interpreta la “rinascita della divinità” con grande suggestione. Il visitatore più attento noterà un preciso uso del colore e dei materiali: profusione di oro e bianco per il cristianesimo, seta e argento per il confucianesimo, blu per il sickhismo e così via. Considerando i limiti che molte religioni impongono all’accesso delle donne ai luoghi e ai ruoli della fede, Liulia se n’è fatta interprete femminile, visuale e performativa, alla ricerca del divino, del metafisico, dell’immateriale nel mondo contemporaneo. La storia di questo vasto lavoro è narrato in un documentario di circa venti minuti, in cui l’artista racconta la nascita e lo sviluppo del progetto, nato da un’idea mattutina mentre era in Giappone.
Per chi non potesse visitare la mostra, il sito internet dell’artista è ricco di materiali. Dopo il Kiasma, la mostra toccherà altre città finlandesi, prima di partire per un tour mondiale negli Stati Uniti e in Europa. Auspichiamo un suo arrivo anche in Italia.