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14
luglio 2010
Il fascino del “lontano” e la
tensione verso l’ignoto hanno da sempre esercitato una potente attrazione
sull’essere umano. Da Ulisse a Marco Polo, fu la curiositas per lo stra-ordinario a spingere
i viaggiatori del passato a superare i confini del mondo conosciuto. Un mondo che,
nel 1450, è ancora suddiviso in tre continenti – ché nulla si sapeva ancora
dell’America e dell’Australia – come quello rappresentato da Fra’ Mauro (qui nella copia ottocentesca di William
Frazer) e in cui
propaganda politica, religione, potere e status avevano più importanza della
geografia.
È l’autocelebrazione della
Serenissima che Jacopo de’ Barbari ha in mente quando disegna una monumentale Veduta di
Venezia di 3
metri, mentre i portolani dalle coste bordate in oro del portoghese Diogo
Homen si prestano
meglio a decorare le pareti di un palazzo elegante che alla navigazione in mare
aperto.
Dalla più antica (un frammento
della Forma Urbis Romae del 200 d.C.) alla più recente, creata dal vincitore del Turner Prize
Grayson Perry,
in carta, legno, pergamena, seta, argento, marmo, in forma di mappamondi,
portolani o arazzi, decorate con stemmi, personificazioni di venti, stagioni,
ritratti di sovrani o di importanti cartografi, le mappe nel mondo antico sono
vere e proprie opere d’arte da esporre e da godere come dipinti e sculture.
E visto che, con i suoi quattro
milioni e mezzo di esemplari, quella della British Library è la più grande
collezione cartografica del mondo, non sorprende che ottanta delle cento mappe
che compongono Magnificent Maps: Power, Propaganda and Art provengano proprio da lì.
Ambite e collezionate da papi e
sovrani che, nel Rinascimento, le utilizzavano per adornare le pareti di ville
e palazzi (con un occhio ai confini dei loro domini), le carte erano anche
importanti doni diplomatici. Soprattutto quelle dell’Italia, particolarmente
ricercate dai sovrani nordici come Enrico VIII, ansiosi di dimostrare
raffinatezza e cultura con la loro conoscenza della geografia italiana.
Ma è il periodo che va dal XVI al
XVIII secolo l’età d’oro della cartografia. Il mondo si espande grazie alle
scoperte scientifiche, ma le conquiste geografiche sono ancora conquiste
dell’immaginario. Un immaginario che vede ancora i mari popolati da mostri e
terre lontane abitate da creature esotiche.
E nel XVII secolo è Amsterdam il
centro della cartografia mondiale. Apprezzate non solo da sovrani e nobili, ma
anche dai ricchi mercanti che – come nei dipinti di Vermeer e Pieter de Hooch – le appendono alle pareti delle
loro case, le mappe diventano un simbolo tangibile di potere e di ricchezza.
Geografia, arte o entrambe le
cose? La bellezza delle mappe rinascimentali risiede proprio in
quest’ambiguità. E quando, nel XIX secolo, questo dualismo si chiarisce in nome
della praticità, la cartografia perde parte della sua magia. Ché se oggi Google
Maps è alla portata di tutti, c’era un tempo in cui le mappe erano una finestra
aperta sull’infinito.
tensione verso l’ignoto hanno da sempre esercitato una potente attrazione
sull’essere umano. Da Ulisse a Marco Polo, fu la curiositas per lo stra-ordinario a spingere
i viaggiatori del passato a superare i confini del mondo conosciuto. Un mondo che,
nel 1450, è ancora suddiviso in tre continenti – ché nulla si sapeva ancora
dell’America e dell’Australia – come quello rappresentato da Fra’ Mauro (qui nella copia ottocentesca di William
Frazer) e in cui
propaganda politica, religione, potere e status avevano più importanza della
geografia.
È l’autocelebrazione della
Serenissima che Jacopo de’ Barbari ha in mente quando disegna una monumentale Veduta di
Venezia di 3
metri, mentre i portolani dalle coste bordate in oro del portoghese Diogo
Homen si prestano
meglio a decorare le pareti di un palazzo elegante che alla navigazione in mare
aperto.
Dalla più antica (un frammento
della Forma Urbis Romae del 200 d.C.) alla più recente, creata dal vincitore del Turner Prize
Grayson Perry,
in carta, legno, pergamena, seta, argento, marmo, in forma di mappamondi,
portolani o arazzi, decorate con stemmi, personificazioni di venti, stagioni,
ritratti di sovrani o di importanti cartografi, le mappe nel mondo antico sono
vere e proprie opere d’arte da esporre e da godere come dipinti e sculture.
E visto che, con i suoi quattro
milioni e mezzo di esemplari, quella della British Library è la più grande
collezione cartografica del mondo, non sorprende che ottanta delle cento mappe
che compongono Magnificent Maps: Power, Propaganda and Art provengano proprio da lì.
Ambite e collezionate da papi e
sovrani che, nel Rinascimento, le utilizzavano per adornare le pareti di ville
e palazzi (con un occhio ai confini dei loro domini), le carte erano anche
importanti doni diplomatici. Soprattutto quelle dell’Italia, particolarmente
ricercate dai sovrani nordici come Enrico VIII, ansiosi di dimostrare
raffinatezza e cultura con la loro conoscenza della geografia italiana.
Ma è il periodo che va dal XVI al
XVIII secolo l’età d’oro della cartografia. Il mondo si espande grazie alle
scoperte scientifiche, ma le conquiste geografiche sono ancora conquiste
dell’immaginario. Un immaginario che vede ancora i mari popolati da mostri e
terre lontane abitate da creature esotiche.
E nel XVII secolo è Amsterdam il
centro della cartografia mondiale. Apprezzate non solo da sovrani e nobili, ma
anche dai ricchi mercanti che – come nei dipinti di Vermeer e Pieter de Hooch – le appendono alle pareti delle
loro case, le mappe diventano un simbolo tangibile di potere e di ricchezza.
Geografia, arte o entrambe le
cose? La bellezza delle mappe rinascimentali risiede proprio in
quest’ambiguità. E quando, nel XIX secolo, questo dualismo si chiarisce in nome
della praticità, la cartografia perde parte della sua magia. Ché se oggi Google
Maps è alla portata di tutti, c’era un tempo in cui le mappe erano una finestra
aperta sull’infinito.
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dal 30 aprile al 19 settembre 2010
Magnificent Maps: Power, Propaganda and Art
a cura di Peter Barber
The British Library
96 Euston Road – NW1 2DB London
Orario: tutti i giorni ore 9.30-18; martedì ore
9.30-20; sabato, domenica e festivi ore 11-17
Ingresso libero
Catalogo £17,95
Info: tel. +44 08432081144; customer-services@bl.uk; www.bl.uk
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