Le numerose versioni dei Girasoli di Vincent Van Gogh furono presenti fin dal 1903 alle esposizioni della Secessione Viennese, influenzando l’art nouveau austriaca e non solo. Nel 1909 Egon Schiele omaggiò il maestro olandese con i suoi girasoli, opera in cui già si intravedevano alcune delle caratteristiche stilistiche che faranno di Schiele un artista intrigante: l’allungamento e la distorsione delle figure, le forme spigolose, i colori cupi su fondo chiaro. Questa la parte introduttiva –Gli anni giovanili– della mostra monografica organizzata dal museo Van Gogh, in collaborazione con il museo Albertino di Vienna.
A destare un rinnovato interesse per le opere di Schiele, dislocate su due piani e divise per argomenti in ordine cronologico, contribuiscono le performances di diversi artisti dell’IPG (Independent Performance Group) sotto la guida di Marina Abramovic e le coreografie di Krisztina De Châtel. Nell’intimitá delle sale della nuova ala del museo, paragonabili a quelle di un teatro, le due artiste si sono lasciate ispirare dal corpo umano nelle sue forme espressive piú estreme, reinterpretando le opere di Schiele con sensualità tutta contemporanea.
Nella sezione L’Espressionismo dei primi anni, al fascino delle opere dell’artista austriaco si aggiunge quello di alcuni video tra cui La fragilitá psichica dell’irlandese Declan Rooney che -braccia allungate verso la telecamera e mani penzolanti, per 30 minuti di fila- si mostra nell’identica posa assunta della piccola modella di uno dei lavori di Schiele (Bambina, vista di fonte, 1910).
Esibizionismo assoluto nella performance del russo Anton Soloveitchik: seminudo, quasi immobile, modifica le sue pose lentamente, non offrendo al pubblico nessun’altra icona se non il suo stesso corpo. Completa l’opera la lettura registrata (in cinque lingue) di alcuni testi di Schiele. Bene si accompagna questa performance alla sezione degli Autoritratt, in cui è evidenziata l’accusa di narcisismo scagliata verso Schiele dai suoi contemporanei. La prima sala si conclude con il Nudo femminile e il periodo trascorso in Prigione nel 1912 per l’accusa di abuso su minori a causa di alcuni disegni con soggetti infantili considerati materiale pornografico. L’itinerario prosegue nella seconda sala, dove l’attenzione si concentra sulla produzione matura dell’artista, con i Paesaggi e la sezione dedicata a Edith, la donna che Schiele sposò nel 1915, segnando il ritorno al grembo della società borghese, dopo quattro anni di “peccaminosa” relazione con la modella Wally Neuzil.
Sorprendono le coreografie di due danzatori mescolati tra il pubblico: intenti ad osservare una delle opere, iniziano a spogliarsi quasi rapiti dalle immagini, svelando delle tute aderenti su cui, come nei disegni di Schiele, sono accentuati i capezzoli e il pube. La coreografia della Chatel sottolinea l’idea del “corpo imprigionato” presente nei lavori dell’artista austriaco, costringendo gli espressivi e disarmonici movimenti dei danzatori intorno e all’interno di cubi di vetro. Nel più ampio spettacolo dal titolo Gradual and Persistent Loss of Control i ballerini danzano su un pavimento di metallo –i movimenti limitati dalle calamiti attaccate alle scarpe-, mentre un danzatore sul pianoforte accompagna le note della pianista Tomoko Mukaiyama.
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