Londra che celebra l’arte barocca, da sempre espressione di Santa Romana Chiesa? Ebbene sì. Perché le cinque sezioni costruite all’interno del V&A Museum, che s’inanellano ispirandosi proprio alla sequenza delle stanze di un palazzo barocco, vogliono esaltare opulenza e maestosità, splendore ed esuberanza del primo stile artistico globale.
Ma il barocco qui a Londra è più che mai
Total Work of Art; la ricerca del trionfo dei sensi favorisce la sua applicazione a ogni forma d’espressione artistica. È così che il suo codice plasma pittura e scultura, mobili e oggetti sacri, giardini e palazzi, musica e rappresentazioni teatrali.
Il percorso nella City ruota attorno a duecento oggetti: non solo quindi la pittura di
Tiepolo e
Rubens, o i disegni di
Gian Lorenzo Bernini e
Borromini, ma anche sculture, come
Il trionfo di Nettuno di
Massimiliano Soldani Benzi, letti regali, sedie e mobili ricavati da essenze esotiche, candelabri e maestosi orologi in argento che, dalla Roma papale e dalla corte di Luigi XIV a Versailles, s’impadronirono del gusto delle classi dominanti fino in Asia e America Latina.
La sala d’ingresso, rosso cupo – e non poteva essere altrimenti -, riceve i visitatori con due perle. La prima è un piccolo cammello in madreperla cavalcato dai mori, fattura tedesca, anno 1706. L’intento è nemmeno troppo velatamente didascalico: rammentare che la parola barocco deriva dall’idioma portoghese e indica un tipo di perla non coltivata. Sull’altra parete si festeggia un evento, la conversione di una sovrana nordica, il
Carosello per la Regina Cristina di Svezia di
Filippo Lauri e
Filippo Gagliardi.
Ma la chiave di lettura, per il V&A Museum, è l’affermazione del barocco su scala globale: origina ad Antwerp e Roma per approdare a Luanda, Goa, Mombasa, Cartagena. Materiali nuovi ed esotici partono dall’Africa e, magari attraverso il Portogallo, giungono a Goa, dove scultori locali plasmano l’avorio e lo trasformano in un
Bambin Gesù come Buon Pastore ricco di suggestioni esoteriche.
Colonie, missioni, stazioni postali: sono questi i mezzi di trasmissione del virus barocco nei luoghi estremi della civilizzazione, le Otras Indias. Viaggi che duravano mesi, fra insidie e pericoli, per condurre negli angoli più remoti dei regni europei magari mobili realizzati nella bottega di Gobelins a Parigi da
Domenico Cucci. Mentre a Roma Bernini e Borromini si cimentavano nella geometrica dinamica delle forme, espressione non rituale del potere assoluto.
Allegorico, sacro, drammatico e mitologico, il Barocco non poteva non affermarsi anche nell’arte teatrale, nei costumi, nella musica, nella struttura stessa – spesso completamente alterata – degli spazi teatrali da Madrid e Bologna al Cesky Krumlov in Boemia. Qui il V&A Museum celebra il genio di
Antonio Galli da Bibbiena.
Ma per i fanatici del genere tutto l’anno potrà essere sfruttato per godersi appieno la City barocca e artistica, che ha ormai soppiantato quella triste e preoccupata della finanza. Infatti, a Londra e in tutta la Gran Bretagna, il 2009 è l’anno del Barocco: tante manifestazioni per celebrare lo stile e la musica, il tutto sotto il brand
Baroque 09. E la musica avrà una parte importante, visto soprattutto che la data è stata ispirata da due anniversari: i 250 anni dalla morte di Handel e i 350 anni dalla nascita di Purcell, due fra i più grandi compositori di musica barocca.