Perché dunque Grenoble, il suo Magasin e il suo storico direttore Yves Aupetitallot si sono dedicati con tanto “accanimento” alla scena italiana? Alcune risposte le ha fornite lo stesso Aupetitallot, citando innanzitutto i legami storici e sociali di Grenoble con l’Italia (la città era sotto il dominio dei Savoia e tuttora vi abitano circa 20mila persone con origini italiane), e poi il fatto che, almeno ai suoi occhi, la nostra è una realtà tra le più frizzanti e propositive, almeno in Europa.
Ecco, l’Europa (e gli Stati Uniti, e la Cina). Sì perché, fa notare Aupetitallot ai giornalisti suoi concittadini, molti di questi 40 giovani artisti italiani hanno studiato all’estero, vivono all’estero, lavorano con gallerie straniere. Insomma, sono tanto più italiani – ed è un complimento – quanto più non restano in Italia. Ed è un po’ il refrain dei cervelli in fuga, non palesato visto il noto aplomb d’oltralpe, ma il concetto è chiaro. In specie se, come fa monsieur le directeur, si prosegue sottolineando – fra i primi tratti distintivi di questa scena – la profonda politicizzazione di molti dei lavori (e delle progettualità) in mostra. Un piglio che innanzitutto – ed è ancora Aupetitallot a dichiararlo – è pressoché assente in Francia, e soprattutto che non diviene mai didascalico, ossia utilizza strumenti eminentemente artistici per proporre riflessioni socio-politiche. Il che è un bel complimento, ancora.
Aupetitallot chiude la sua presentazione sottolineando come sia forse più facile essere italiani all’estero piuttosto che in patria. E non è un discorso valido soltanto per i nostri artisti, se è vero che il medesimo (o quasi il medesimo) discorso è valido per i francesi, ad esempio quando giungono a Villa Medici a Roma. Da parte dei visitatori italiani, siano essi “addetti ai lavori” o pubblico più genericamente inteso, l’occasione è dunque piuttosto ghiotta: a Grenoble si ha la possibilità di veder riunito un buon numero di “creatori” più o meno affermati, e di farlo con una certa distanza critica. Ed è questo il punto.
Certo, di rilievi se ne potrebbero fare. Si potrebbe obiettare che alcune sezioni della mostra sono troppo affollate. Che alcuni lavori sono forse poco rappresentativi dell’operato del singolo artista. Che forse sarebbe stato preferibile non includere nomi come quello di Vezzoli, soprattutto se l’opera scelta a rappresentarlo non è certo di quelle memorabili. Ma sono dettagli.
Quel che conta è la possibilità di osservare un panorama avulso dal suo (presunto) contesto. Un metodo proficuo per poterne cogliere motivi dominanti e dettagli, flussi ed eccentricità. Per poi rimettere quello stesso panorama al suo posto, ma con gli occhi arricchiti da una griglia ermeneutica più sfaccettata e rigorosa.
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dal 9 ottobre 2010 al 2 gennaio 2011
SI – Sindrome Italiana. La jeune création artistique italienne
a cura di Yves Aupetitallot in collaborazione con Inge Linder-Gaillard e Veronica Valentini
artisiti in mostra: Giorgio Andreotta Calò, Meris Angioletti, Salvatore Arancio, Francesco
Arena, Rosa Barba, Francesco Barocco, Rossella Biscotti, Lupo Borgonovo, Alex
Cecchetti, Danilo Correale, Rä Di Martino, Patrizio Di Massimo, Lara Favaretto,
Luca Francesconi, Linda Fregni Nagler, Christian Frosi, Giuseppe Gabellone, Martino Gamper, Francesco
Gennari, Piero Golia, Sabina Grasso, Massimo Grimaldi, Renato Leotta, Claudia
Losi, Marzia Migliora, Seb Patane, Pennacchio Argentato, Diego Perrone, Paola
Pivi, Riccardo Previdi, Pietro Roccasalva, Matteo Rubbi, Andrea Sala, Manuel
Scano, Marinella Senatore, Giulio Squillacciotti, Alberto Tadiello, Santo
Tolone, Luca Trevisani, Patrick Tuttofuoco, Nico Vascellari, Francesco Vezzoli
Magasin – CNAC – Centre National d’Art
Contemporain
155, cours Berriat (zona Stazione Ferroviaria) – 38100 Grenoble
Orario: da martedì a domenica ore 14-19
Ingresso: intero € 3,50; ridotto € 2
Info: tel. +33 0476219584; fax +33 0476212422; info@magasin-cnac.org; www.magasin-cnac.org
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Simone, ti sbagli. I progetti di Rossi hanno un contenuto che non è deframmentato nell'informazione, anche io in un primo momento lo pensavo ma non è così. Li percepiamo così perchè non ci crediamo fino in fondo come quando ce li comunica l'istituzione X. Anche io ho chiesto delucidazioni sul progetto a Palazzo Vecchio a Firenze. Si è trattato di un percorso in verticale dentro al Palazzo fino ad un installazione finale nella soffitta. Io potevo anche andare a vedere la mostra ma non ci credevo fosse vera e quindi non ci sono andata.
L'unica cosa da dire su una collettiva così preconfezionata, così scontata e mediocre e che quelli bravi (pochi), per fortuna o per scelta non ci sono.
Mostra d'arte contemporanea = qualche bandiera, una scritta sui muri, qualche archivio, ecc. Tutte uguali !
che brutto essere così rosiconi
A Francesco... E quali sarebbero quelli 'bravi'? Mah
cosa significa "esattamente" generazione Post-Cattelan?
che Cattelan è morto?
oppure che è divenuto, in vita, per volontà di Dio e della Nazione, un landmark epocale?
Cosa significa per favore...
Grazie
bha..rosiconi per una mostra in cui nessuno si ricorderà di nessuno...l'ho visitata e non si capisce niente...tante opere/pezzettini di giovani artisti molto simili fra loro...forse 2-3 bravini ma niente più...meglio non esserci in queste mostre..w luca rossi, sei tutti noi!
viva luca rossi il portavoce di tutti gli ingiustamente esclusi dalle mostre organizzate dalle solite loggie di potere dove vengono invitati sempre gli stessi artisti non bravi ma amici dei signori occulti che reggono i fili invisibili del mondo dell'arte italiana.
scommetto che luca rossi e company sarebbero prontissimi a entrare nella rosa degli artisti esposti a grenoble. il problema è che rossi e gli altri come artisti sono inutili perchè il loro lavoro guarda esclusivamente il proprio buco del culo.
Ma guardate, state facendo tutto voi. Io non mi sento per nulla escluso, anzi mi sento troppo "incluso" visto che finite a parlare di me sotto ad ogni notizia. Come posso sentirmi escluso?
Per la mostra in questione rimando al mio commento più in basso e posso assicurare che gran parte degli artisti partecipanti la pensano esattamente come me. E' stata una mostra confusionaria e raffazzonata. Esserci o non esserci è abbastanza indifferente, come dice giustamente Patty.