Nei suggestivi spazi dell’antico Monastero di Santa Maria de las Cuevas di Siviglia, oggi CAAC, 44 artisti provenienti da Canada, Australia, Stati Uniti ed Europa, espongono i loro ultimi lavori raccontando gli esiti di quella che il curatore della mostra, Antonio Cerveira Pinto, definisce nuova arte cognitiva o metafisica. Nuova arte metafisica -precisa Cerveira Pinto- nel suo significato originario: ciò che esiste oltre la presenza soggettivamente percepita. Si tratta, prevalentemente, di un’arte processuale, algoritmica e performativa che utilizza macchine, linguaggi di programmazione e tecniche sofisticate di manipolazione di sostanze vive, di materiali genetici.
In quella che David Barro definisce l’epoca “dell’industria della simulazione” (Arte como ciencia o ciencia como arte? in Lapiz, n°193, Madrid, p.41) dove la conoscenza è stimolata da fonti multiple, rendendo sempre meno definiti i confini tra reale, virtuale e artificiale, l’arte si allea con la scienza e la
Bill Vorn, artista canadese che si dedica all’arte robotica dal 1992, espone l’installazione Hysterical Machine: robot formati da un corpo sferico da cui partono tentacoli d’alluminio che, attraverso un raffinato sistema sensoriale, reagiscono istericamente alla presenza dell’uomo. L’artista attribuisce ad una macchina comportamenti assurdi, irrazionali e grotteschi. Anche il gruppo Bioteknica guarda in chiave grottesca alle contraddizioni della tecnologia nel futuro dell’umanità, spingendo lo spettatore a considerare rischi e complessità della biotecnologia. Terathological Prototypes è il prototipo ricreato in laboratorio del teratoma, una neoformazione cancerogena utile agli studi di clonazione a fini terapeutici.
Molte pratiche creative studiano e rielaborano le invenzioni scientifiche simulando i processi evolutivi delle forme viventi. Andy Lomas crea, ad esempio, delle ipnotiche forme organiche generate dall’aggregarsi di minuscole particelle attraverso un lento processo di crescita simulato con tecnica digitale. Spesso le soluzioni estetiche a cui arrivano gli artisti, partendo da una base scientifica, risultano particolarmente interessanti per lo spettatore che, attratto dalla bellezza delle immagini, entra in contatto con la microrealtà dell’universo corporeo e/o ambientale.
Un altro aspetto costante è l’interattività; molte opere in mostra prevedono la partecipazione del pubblico, che sperimenta una relazione diretta con la macchina.
Uno studio particolarmente interessante è quello condotto da Ursula Damm: nell’opera Double helix Swing l’artista riprende il movimento di alcuni sciami d’insetti durante il rituale d’accoppiamento. Un computer direttamente collegato proietta e rielabora digitalmente i disegni creati dagli sciami d’insetti in volo; lo spettatore può interagire con l’opera modificandone luce e velocità di movimento, ogni eventuale modifica crea nuovi e suggestivi segni sullo schermo.
In Digestive Table, della californiana Amy Youngs, l’uomo è il primo anello di una catena biologica e nello stesso tempo testimone di un ecosistema di cui è parte. Una “tavola di digestione” accoglie gli scarti del cibo e, con l’aiuto di vermi e batteri, dà avvio ad un lento processo di decomposizione che trasforma il cibo in concime, futuro nutrimento delle piante che l’artista simbolicamente dispone ai piedi del tavolo.
giulia ingarao
mostra visitata il 9 giugno del 2007
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Brava Giulia....brava.