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fino al 20.I.2008 | Sots art | Paris, La maison rouge

di - 3 Dicembre 2007
Il comunicato diffuso dal presidente della fondazione Maison Rouge una decina di giorni prima dell’apertura della mostra Sots art ha il tono dell’incredulità: quando Antoine de Galbert visitò, il marzo scorso, l’esposizione alla galleria nazionale Tetriakov di Mosca, certo non immaginava che quel che era esposto ufficialmente in Russia sarebbe diventato “pornografico” a Parigi. Eppure è questa la motivazione con cui il ministero della cultura russo ha giustificato il mancato invio di alcuni lavori. La mostra resta molto ricca e non ne soffre. Semmai, l’episodio è emblematico dei mutamenti della censura: dalle interdizioni politiche che colpivano il nucleo storico del movimento sots art a quelle decisamente più “biopolitiche” che aleggiano sui giovani artisti della Russia di Putin.
La sots art, pop art del socialismo reale, nasce nel 1972 intorno ai lavori e ai progetti del duo K&M (Vitaly Komar e Alexandre Melamid). La strategia è quella di esporre le icone e i codici del socialismo reale sovietico (e della sua arte ufficiale) a un dissacrante “rovesciamento linguistico”. L’artista sots è un bricoleur, un trickster capace di mettere a nudo gli ingranaggi semiotici del potere, come mostrano le azioni degli anni ’70. K&M tritano e mangiano la Pravda (1976), prendendo alla lettera la sua denominazione di “nutrimento spirituale”, mentre i Due minuti senza respirazione del gruppo Gnezdo (1977) banalizzano il programma ecologico del partito ma evocano anche la cappa politica e culturale di quegli anni.
Gli oggetti sots emanano direttamente dal sistema burocratico e repressivo che soffoca la società russa: più si tenta di aprire la Serratura assurda (1978) di Leonid Sokov, più l’ingranaggio chiude e costringe. Negli Stati Uniti -dove molti artisti fuggono a partire dal 1975- il “gioco delle opposizioni”, che il curatore individua come “l’essenza” del metodo sots, diviene una cifra stilistica riconoscibile, esibendo però analogie sempre più letterali con la pop (Stalin e Monroe di Sokov, l’insegna Mac Lenin di Kossolapov).
Prospettive più originali affiorano nell’ultima parte della mostra. La bella sala dei baci rituali è dedicata al rapporto tra i segni convenzionali del potere e la dissimulata sfera di desiderio e fascinazione erotica che ne nutre sempre l’efficacia. Le foto di Lenin e Stalin con in braccio due ragazzine svelano tutta la loro ambiguità, allorché Vagrich Bakchanyan nel 1975 le trasforma in possibili copertine per il romanzo Lolita. Trent’anni dopo, Dmitri Vroubel ritrae il bacio “alla russa” tra Brejnev e Honecker e titola: Dio aiutami a sopravvivere a questo amore fatale. La censura russa si è concentrata proprio su questo nodo, rifiutando di inviare la foto del duo The Blue Noses (Viacheslav Mizin e Alexandre Shaburov), in cui il bacio rituale dei funzionari appare definitivamente trasformato in un bacio omosessuale e desiderante tra due poliziotti (Mercy Era, 2005).

Che ne è delle icone del socialismo reale? I giovani artisti della russia post-sovietica le trattano ormai da archeologi, con l’ambivalenza riservata ai simboli di una civiltà perduta. Nell’installazione video degli stessi Blue Noses, Lenin non è ormai che una piccola figura inquieta che “si rivolta nella tomba”.

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angela mengoni
mostra visitata il 2 novembre 2007


dal 21 ottobre 2007 al 20 gennaio 2008
Sots art. Art politique en Russie de 1972 à aujourd’hui
a cura di Andreï Erofeev
La maison rouge – Fondation Antoine de Galbert
10, boulevard de la Bastille – 75012 Paris
Orario: da mercoledì a domenica ore 11-19; giovedì fino alle 21
Ingresso: intero € 6,50; ridotto € 4,50
Info: tel. +33 0140010881; fax +33 0140010883; info@lamaisonrouge.org; www.lamaisonrouge.org

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