Le mura, il torrione e la cripta o sala Saint Louis si
rivestono delle parole di Joseph Kosuth (Toledo, Ohio, 1945; vive a Roma e New York) con simmetria
ed equidistanza. Invitano il visitatore a percorrere queste mura poco
frequentate rispetto al resto del museo, che conta circa 8.260.000 visitatori all’anno
(dati del 2008), oltre che essere risultato di scavi archeologici recenti (1985-88)
realizzati in occasione dell’opera di modernizzazione del Grand Louvre.
Il titolo della mostra, Ni apparence ni illusion, nasce da una citazione di Friedrich
Nietzsche, e ne esplora inoltre una questione fondamentale dell’estetica. Unica
citazione presente poiché, per la prima volta dal 1979, l’artista ha deciso di
redigere lui stesso i testi e non di servirsi di citazioni letterarie,
filosofiche o poetiche altrui. Secondo le regole di un gioco per un progetto
internet, le scritte evocano il complesso rapporto fra archeologia, storia e percezione
del visitatore.
“Sto davanti a un muro del dodicesimo secolo […]
Comincio col materiale caro a Nietzsche”: inizia così l’opera di Kosuth, ed esprimendosi in prima
persona sembra interrogarsi sul perché realizza quest’opera, cosa cerca in essa,
ma anche sull’origine del luogo stesso. Ben presto passa al noi, diventando
spettatore ideale, e riflette sui significati del muro: “Le pietre e le parole si congiungono per produrre sia il
muro sia il testo”.
Il muro come elemento di supporto ma anche di suggestione,
di separazione, d’indifferenza, di confusione, di disorientamento, è per
l’artista la sua tabula rasa. Tutto può quindi ricominciare ma anche risalire
in superficie, grazie alla luce. Per mezzo del neon, il muro può uscire fuori
dall’ombra. Scrive Kosuth:
“Il muro è la superficie della propria storia
sommersa”. Una
storia percepita nel suo dettaglio, anche se poi
“il dettaglio si dilata”;
si chiude così la settima frase,
prima di accedere a quelle esposte sul torrione.
Una sorta di via crucis con quindici stazioni,
che a mano a mano svelano che quel muro non è un muro ma altro da sé, come
indica Kosuth nella nona frase: “Solo alcune parti del muro sono sempre
visibili, la sua totalità è nel pensiero”; e nell’undicesima: “Alcuni muri vi invitano
a chiedervi: Cosa c’è dall’altra parte?”. Tutto ciò riporta alla mente l’opera di René
Magritte, Ceci n’est pas une pipe. Frasi luminose che, oltre al forte
impatto visivo, invitano alla lettura, ma non solo: è proprio durante questo
passaggio storico e temporale che l’artista chiede esplicitamente la
partecipazione attiva del lettore invitandolo all’autoriflessione. La mostra si chiude nella cripta,
in un silenzio parlante in cui le “parole rendono
visibili chi vede e chi è visto. Il muro, il passaggio”.
I testi al neon di Kosuth, che nascono con l’intento di
conferire un nuovo significato ai monumenti stessi, hanno fatto il giro del
mondo, realizzati sin dalla metà degli anni ’60. Ultimamente sono stati accolti
presso La Casa Encendida a Madrid nel 2008 e sull’isola di San Lazzaro durante
la Biennale de Venezia del 2007.
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mostra visitata il 14 aprile 2010
dal 22 ottobre 2009 al 21 giugno 2010
Joseph Kosuth – Ni apparence ni illusion
a cura di Marie-Laure Bernadac
Musée du Louvre
Orario: da mercoledì a lunedì ore 9-18; mercoledì e venerdì ore
9-22
Ingresso: € 9,50; mercoledì e venerdì € 6 dopo le 18
Catalogo Louvre/MER, € 39
Info: www.louvre.fr
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