Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
La Fondation Cartier rende omaggio a Bruce Nauman (1941, Fort Wayne, Indiana – vive attualmente in Nuovo Messico), attraverso una serie di opere recenti ed istallazioni emblematiche del suo lavoro. Artista concettuale e minimalista, Leone d’oro alla 53esima Biennale di Venezia per la miglior partecipazione nazionale, espone per la prima volta presso la galleria Sperone Westwater di New York nel 1976. Considerato come uno dei pionieri dell’installazione, tra i più innovativi del nostro tempo, Nauman lavora con neon, scultura, film, video e disegno; investigando il linguaggio del corpo ne esplora la tradizionale dicotomia tra corpo e mente, vista e suono, sviluppando un originale ed ampio discorso sulla condizione umana tra prammatica e rievocazione. Il magnifico edificio realizzato da Jean Nouvel, tra trasparenze e luce naturale, accoglie magicamente la selezione d’installazioni multimediali, il cui filo conduttore sono mano e corpo, colti in abituali espressioni gestuali, e la voce che da espressione fonica di emozioni diventa qui scultura sonora.
L’esposizione, curata da Hervé Chandès, presenta nella sala del pianterreno Pencil Lift/Mr. Rogers (2013), due video che, l’uno accanto all’altro, presentano in loop e su camera fissa, banali azioni quotidiane nell’atelier dell’artista, dove vediamo dita congiunte di entrambe le mani tenere in equilibrio orizzontale tra loro una fila di matite, mentre sullo sfondo passa cauto Mr Rogers, il gatto dell’artista; gioco di equilibri tra realtà ed illusione ottica. La matita rimanda al concetto di pedagogia e a quello connesso di ripetitività, temi che ritroviamo nell’opera sonora For Children/Pour les enfants (2015). Qui due voci diverse ripetono non stop il titolo dell’opera, ispirato a Béla Bartók che creò un’omonima serie di musiche adattate alle mani di pianisti in erba. Segue For Beginners (Instructed Piano) del 2010, qui si invita lo spettatore a deviare il classico percorso espositivo, per recarsi in giardino e scoprire la registrazione dell’artista Terry Allen che suona al piano. Ma lo spartito è ricco di istruzioni di Nauman, che costringono, tra l’altro, le mani del pianista a restare sul do medio.
La mostra continua al piano inferiore in cui troviamo l’installazione video Anthro/Socio (Rinde Facing Camera) del 1991, presentata per la prima volta al MOMA di New York. Qui Rinde Eckert, artista formato al canto classico, ripete alto e forte tre serie di parole, su sei monitor e tre grandi schermi, quali « Help me, Hurt me, Sociology », « Feed me, Eat me, Anthropology », « Feed me, Help me, Eat me, Hurt me », riflessione sui problemi dell’esistenza umana in cui la sofferenza è espressa attraverso la violenza del linguaggio. Segue, Carousel (Stainless Steel Version) dell’88, una macabra giostra che trascina nel suo lento e cigolante movimento rotatorio delle forme di animali appesi per il collo e apparentemente smembrati, l’artista ha qui usato dei calchi di tassidermia di daino, lince e coyote. Per concludere, troviamo Untitled 1970-2009, un video di circa 32 minuti, creato per la Biennale di Tokyo nel 1970, è stato presentato nel 2009 alla Biennale di Venezia. Meditazione sullo scorrimento del tempo, questo è composta da una doppia proiezione della stessa immagine, in cui due ballerine, quali Elena dell’Acqua e Irene Giubilini, rotolano, fino a esaurimento delle forze, in un movimento circolare su un tappetino girevole contrassegnato con nastro adesivo. L’artista ha scelto due ballerine professioniste con lo scopo di ottenere dei gesti precisi e movimenti controllati a mo’ di lancette d’orologio. Le opere di Nauman, coinvolgenti e inconsuete, ricusano le classificazioni, queste aggrediscono sì ma, come dice l’artista, per catturare l’attenzione di chi le guarda, sollecitandone così la complicità emotiva. Una mostra che fa parlare del Sé.
Livia De Leoni
mostra visitata il 14 aprile 2015
Dal 14 marzo al 21 giugno 2015
Bruce Nauman
Fondation Cartier pour l’art contemporain
261, boulevard Raspail – Parigi
Orari:dal martedì alla domenicadalle 11 alle 18, fino alle 22 il martedì