In due tappe successive, Nantes e Besançon (dove la mostra sarà ospitata da fine marzo), che permetteranno di apprezzarne l’opera fino alla prossima estate, la Francia celebra il soggiorno italiano di
Simon Vouet (Parigi, 1590-1649): Milano, Genova, la pittura veneziana –
Paolo Veronesein primis – ma soprattutto la grande Roma, in quegli anni all’apice del proprio splendore.
Una città nella quale, mentre artisti come
Annibale Carracci e
Caravaggio scompaiono nel giro di pochi anni, una nuova generazione all’altezza dei propri predecessori si fa subito avanti:
Bernini,
Borromini,
Poussin,
Domenichino,
Lanfranco e, per l’appunto, Vouet, che vi soggiorna dal 1613 al 1627.
Durante il pontificato di Urbano VIII Barberini, Vouet diventa uno dei pittori più importanti della capitale pontificia. Nel 1624 è nominato Principe dell’Accademia di San Luca (e rimane in carica fino al 1627), nel 1626 è il primo francese a ricevere una commissione per la Basilica di San Pietro, per la quale realizza, come sfondo della
Pietà di
Michelangelo, una grande composizione – oggi distrutta – rappresentante
L’adorazione della Croce e dei simboli della Passione.
Il percorso della mostra è incentrato sulla figura di Vouet e sulla sua produzione pittorica. Sia le incisioni realizzate a partire da composizioni dell’artista francese che le opere di pittori appartenenti alla sua cerchia – a volte alla sua stessa famiglia, come nel caso della moglie
Virginia da Vezzo e del fratello
Aubin Vouet – rimangono volutamente
a latere.
Approccio monografico puro, dunque, votato probabilmente a rispondere a una domanda ben precisa: come etichettare la produzione pittorica di Simon Vouet? I critici sono infatti da tempo divisi in due schieramenti opposti: per alcuni Vouet è un artista “eclettico” per natura, mentre secondo altri il suo fare è semplicemente “caravaggesco”.
Quali le ragioni di quest’ambivalenza stilistica? Come sottolinea Dominique Jacquot, “
se di caravaggismo si tratta, fu – al contrario di Valentin de Boulogne – un caravaggismo distaccato, decantato e, per dirla tutta, ‘impuro’. Con Claude Vignon, Vouet è l’altro ‘perturbatore’ in seno ai caravaggeschi francesi. Alla poesia silenziosa di Valentin, questi due artisti turbolenti oppongono il movimento”.
Le opere selezionate permettono di cogliere appieno le diverse maniere di un artista capace di alternare alle commissioni per San Pietro dipinti che riecheggiano le contemporanee esperienze di pittori italiani come
Bartolomeo Manfredi e
Orazio Gentileschi. Il suo
San Girolamo e l’Angelo, conservato alla National Gallery di Washington, è tra i capolavori della pittura romana di inizio Seicento.
L’importanza di questa mostra non si limita tuttavia al solo campo artistico. L’evento è infatti anche e soprattutto la dimostrazione della vitalità e della professionalità di istituzioni che operano lontano da Parigi e delle quali si sente troppo poco spesso parlare.