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Sulla pelle del maiale tatuato e imbalsamato che apre la
personale nizzarda di Wim Delvoye (Werwik, 1965; vive a Gent), incentrata sui lavori degli
ultimi anni, l’artista si appropria della firma-brand di Walt Disney. Delvoye
struttura il proprio marchio di “bottega” sulla falsariga di quello di una
delle media company più potenti al mondo.
personale nizzarda di Wim Delvoye (Werwik, 1965; vive a Gent), incentrata sui lavori degli
ultimi anni, l’artista si appropria della firma-brand di Walt Disney. Delvoye
struttura il proprio marchio di “bottega” sulla falsariga di quello di una
delle media company più potenti al mondo.
Il suo rapporto con la major si sviluppa anche attraverso
un’ampia serie di Disegni preparatori per tatuaggi animaleschi che nel 2006 lo
vedono lanciare un’opa sul mondo fiabesco disneyano, stravolgendo il senso di
questo mondo, come dimostrano le scene hard tra Cenerentola e la strega fetish,
o la crocifissione di una Biancaneve “desnuda” adorata da Sette Nani piangenti.
un’ampia serie di Disegni preparatori per tatuaggi animaleschi che nel 2006 lo
vedono lanciare un’opa sul mondo fiabesco disneyano, stravolgendo il senso di
questo mondo, come dimostrano le scene hard tra Cenerentola e la strega fetish,
o la crocifissione di una Biancaneve “desnuda” adorata da Sette Nani piangenti.
La mostra raccoglie numerosi disegni preparatori per
tattoo, inclusi quelli più decorativi, dalle connotazioni pop-surrealiste di un
Delvoye debitore del muralismo messicano e della street culture californiana, con composizioni
variopinte, teschi, fiori, mostri e pupazzi. Tutti insieme a comporre un’orgia
visiva intessuta di eros e thanatos.
tattoo, inclusi quelli più decorativi, dalle connotazioni pop-surrealiste di un
Delvoye debitore del muralismo messicano e della street culture californiana, con composizioni
variopinte, teschi, fiori, mostri e pupazzi. Tutti insieme a comporre un’orgia
visiva intessuta di eros e thanatos.
Un’altra serie di disegni è incentrata sulle
“crocifissioni circolari”, che utilizzano il principio del nastro di Möbius per
creare sculture in argento berlinese (come in Double Helix AACI 180°0°), o progettare monumenti e
visioni magrittiane antigravitazionali. La croce diventa, nelle mani di
Delvoye, un elemento compositivo geometrico paradossale, che interpreta la
temporalità “una e trina” del Dio incarnatosi, attraverso un “gioco” visivo
matematico che infrange i limiti della geometria euclidea.
“crocifissioni circolari”, che utilizzano il principio del nastro di Möbius per
creare sculture in argento berlinese (come in Double Helix AACI 180°0°), o progettare monumenti e
visioni magrittiane antigravitazionali. La croce diventa, nelle mani di
Delvoye, un elemento compositivo geometrico paradossale, che interpreta la
temporalità “una e trina” del Dio incarnatosi, attraverso un “gioco” visivo
matematico che infrange i limiti della geometria euclidea.
Allo spazio del sacro è anche votata Chapel (Scale
model), un
modellino di cattedrale gotica riprodotta in acciaio tagliato al laser. Qui
l’architettura e la miniatura s’incontrano in un oggetto raffinato, scheletrico
e decorato con vetrate su cui Delvoye riproduce le sue celebri radiografie. In
queste ultime, il corpo umano e l’eros sono celebrati grazie a un’arte che si
pone nei confronti di simboli e significati (siano essi sacri o pop) come una “traslitterazione
provocatoria”,
capace di mantenere la pronuncia della parola originaria variandone le lettere
con cui è trascritta, come nel passaggio da Möbius a Moebius. Un tale processo
non è neutrale, naturalmente: nel passaggio qualcosa si perde e altro vi si
aggiunge. Come in un’illusione ottica di Escher, il reale assume toni paradossali
ma resta possibile (e allo stesso tempo impossibile) davanti agli occhi di chi
guarda.
Delvoye pratica questo tipo di arte anche nella sua opera
più celebre: Cloaca, la macchina che traduce il cibo in escrementi e, così agendo,
traslittera l’organico in meccanico, mantenendo intatta la funzione, il
processo e il risultato finale. Il capolavoro è assente dal Mamac, che però
vanta D11 (Scale model 1/4), scavatrice gotica in versione ridotta rispetto al
caterpillar presentato due anni fa sulla piazza antistante Art Basel.
più celebre: Cloaca, la macchina che traduce il cibo in escrementi e, così agendo,
traslittera l’organico in meccanico, mantenendo intatta la funzione, il
processo e il risultato finale. Il capolavoro è assente dal Mamac, che però
vanta D11 (Scale model 1/4), scavatrice gotica in versione ridotta rispetto al
caterpillar presentato due anni fa sulla piazza antistante Art Basel.
Il catalogo edito da Skira racconta il backstage di Art
Farm, la fattoria
di tatuatori di maiali creata da Delvoye in Cina circa dieci anni fa. Qui i
maiali sono tatuati e diventano star che vanno a razzolare e grugnire nelle migliori
gallerie private e musei. Vivono un’esistenza privilegiata, sono valore
simbolico: non più “prodotti” utilizzabili, ma “opere”. Invece di finire in
padella sono fotografati e, una volta morti, le loro pelli vanno in asta con
una base di 60mila sterline.
articoli correlati
La
torre di Delvoye al Guggenheim di Venezia
Il
belga al Parco Scolacium
Personale
a Milano
nicola davide angerame
mostra visitata il 16 aprile 2010
dal 12 febbraio al 23 maggio 2010
Wim Delvoye – Dessins
& Maquettes
a cura di Gilbert
Perlein e Rébecca François
MAMAC – Musée d’Art Moderne et d’Art Contemporain
Promenade des Arts – 06364 Nice
Orario: da martedì a venerdì ore 9.30-17.30; sabato e domenica ore 9.30-19
Ingresso libero
Catalogo Skira-Flammarion
Info : tel. +33 0497134201; fax +33 0497134202; mamac@ville-nice.fr; www.mamac-nice.org
[exibart]
Un grande mistificatore delle immagini, stupendi i suoi riformulati crocifissi.
Grande tecnica con una sensibilità molto attuale.