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fino al 23.XII.2003 Me & More Lucerna, Kunst Museum
around
L’immersione dell’individuo nel mare della moltitudine ne segna inevitabilmente la dissoluzione o l’esaltazione. Quando si cessa di essere considerati se stessi? Sullo splendido lago di Lucerna, ci si incontra per discuterne al Kunst Museum con 14 artisti di tutte le culture…
L’interrogativo è semplice, la tematica è ampia: Me & More, io e gli altri. Al microscopio il tessuto continuo che integra l’individuo con il mondo circostante, una serie di rapporti algebrici lineari, intersezioni, esclusioni e unioni dell’io con il noi, caratteristici di quei processi che a volte ne esaltano, a volte ne sbiadiscono i connotati. Per rispondere si riuniscono a Lucerna 14 artisti, invitati da Peter Fischer e Susanne Neubauer: l’effetto è terapeutico.
Apre la mostra Magdalena Abakanowicz. La sua è una voce chiara al riguardo: Hurma, il suo più grosso raggruppamento di figure in juta, presenta involucri dalle fattezze umane, senza volto, a dimensioni reali uniti in una moltitudine muta, ma individuati dalla loro concavità, o dalla loro convessità. Alla spersonalizzazione del processo di sagomatura si oppone una peculiarità dovuta all’irregolarità che il processo stesso porta con sé, l’effetto cita la dualità della tematica principale. Per Kiki Smith, invece, l’attenzione va focalizzata sulla costrizione di una società stratificata verticalmente. Nel suo Puppet l’individuo è trasformato in una marionetta vivente, dall’espressione viva e l’atteggiamento comandato dai cavi di un burattinaio, sospeso a mezz’aria in un limbo tra la volontà superiore e la libertà più terrena. Un’altra voce autorevole è quella di Anthony Gormley. In esposizione European Field, opera-performance del ‘94 in cui molti collaboratori hanno lavorato alla modellazione di piccoli pupazzi tutti diversi, ora qui presentati. C’è un tentativo di trasposizione diretta tra l’individuo e la rappresentazione di sé stesso, fusi in questo gruppo che ne unisce le voci amplificandole, pur preservandone tutte le sfumature. Ci sono anche gli Humanoìdes di Ernesto Neto, la sua metafora della corporeità si tocca e si indossa, riformulando l’esperienza collettiva in termini puramente sensoriali. Analogamente, nelle opere di Ross Bleckner si ritrova l’indagine sul rapporto tra micro e macrocosmo, elementi cellulari in un misto di olio e encausto aggregati in strutture più ampie con semplici regole relazionali, come in The architecture of the sky. Per Zhang Huan, artista cinese in America, l’interazione passa attraverso il filtro culturale del singolo. Riferendosi all’esperienza personale, Huan mostra come le tradizioni possano completamente mascherare, riducendo l’identità a una mera collocazione nazional-culturale. Barbara Kruger con l’opera che dà il titolo all’esposizione, propone il tema dell’indottrinamento. La sua ricontestualizzazione di immagini permutate ai media di comunicazione di massa ne sottolinea l’effetto plagiante intrinseco dell’informazione stessa.
Un collettivo di opere e dialettiche diverse, dall’aspetto corale ma dall’individualità elevata. Le opere si legano l’una all’altra costruendo un vero e proprio dibattito, dalle discussioni animate, le posizioni forti e le riflessioni profonde. Al visitatore non rimarrà che esprimere la propria.
fabio antonio capitanio
mostra visitata il 13 Novembre 2000
Kunst Museum Luzern, Europaplatz 1, 6002 Luzern, Svizzera.
Tel.0412267800 Info-Tel. 0412267878 www.kunstmuseumluzer.ch
Catalogo con testi di Peter Fischer e Susanne Neubauer,
Edizioni Periferia, Inglese/Tedesco, Fr. 38.
Aperto Martedì- Domenica 10-17, Mercoledì e Giovedì fino alle 20
[exibart]