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fino al 24.II.2007 | Gary Hill / Tabaimo | Parigi, Fondation Cartier

di - 1 Febbraio 2007

Due artisti molto diversi tra loro, geograficamente agli antipodi, si confrontano nell’eccezionale spazio della Fondazione Cartier. Perfetto esempio di come una fondazione privata possa ascendere ai vertici del sistema artistico internazionale, ospitando e commissiondo opere ai più interessanti artisti della scena contemporanea. L’architettura di Jean Nouvel, abile compromesso tra funzionalità ed estetica, è un diaframma di vetro e acciaio teso nell’aria e nella luce, e rappresenta una vera e propria sfida per gli artisti che devono affrontare i problemi di allestimento.
In questo caso sia Tabaimo che Hill scelgono il mezzo video, amplificandone la fruizione con la proiezione su grandi schermi e adottando, di conseguenza, delle soluzioni estreme.
Per Gary Hill (Santa Monica, 1951) è stata ricreata una sala delle stesse dimensioni di quelle usate per le proiezioni cinematografiche. In questo ambiente l’artista ha realizzato un’opera dalle dimensioni monumentali. L’immagine, proiettata sul grande schermo che occupa tutta la parete di fondo, è fortemente simbolica: l’aquila, imprigionata in un traliccio dell’alta tensione, è il simbolo degli Stati Uniti, del potere, del governo. Ma è anche la natura sottoposta al progresso: una rappresentazione dal forte impatto emotivo. Emblematica.
L’artista, che lavora sull’interazione tra i sensi e il linguaggio, ha fatto in modo che l’animazione del video colpisca e muova realmente la superficie riflettente di una grande vasca riempita con un liquido oleoso. L’aquila si agita, sbatte le ali all’interno della struttura d’acciaio e questo movimento si trasmette allo spazio circostante. Lo spettatore è coinvolto, tenta di capire come mai la superficie liquida si increspi, ma l’espediente non è palese, non si rivela, aggiungendo un pizzico di mistero.
Per Hill il nostro rapporto con il mondo si fonda essenzialmente sul linguaggio ed è da questa prospettiva fortemente sperimentale che il corpo diventa strumento di comprensione del reale.

Ancora più incisivo nella concezione dell’altra installazione in mostra, in cui l’artista americano affronta in maniera diretta la questione del valore, il peso del vile denaro. Sono esposte cinque riproduzioni in oro della grandezza di una moneta, visibili attraverso uno strumento astronomico. Solo che il soggetto rappresentato non è quello che ci aspetteremmo di vedere sui dollari, ma il ritratto dell’artista stesso, che viene preso a pugni in faccia. Ognuna di queste monete compie un movimento di rotazione sul proprio asse, lentissimo e non percepibile a occhio nudo. Su di esse alcune iscrizioni in latino riportano pensieri e emozioni conflittuali, le eterne questioni filosofiche di un individuo tormentato dalle ingiustizie del mondo: Actus reus mens rea, Ars est corpus vile, Expressio unius est exclusio alterius, Tempus in manibus nostris sanguis est in manibus nostris.
Tabaimo (Hyogo 1975; vive a Tokyo) è l’astro nascente dell’animazione e dell’arte video in Giappone. In contrapposizione all’estetica dominante dei cartoni animati giapponesi, l’artista affida la tavolozza dei colori usati nelle stampe tradizionali. La sua osservazione della vita urbana del Giappone odierno si arricchisce di un’impalpabile atmosfera da fiaba.

Ogni cosa viene rappresentata come se fosse un quadro astratto, l’artista elimina il superfluo, riduce il racconto all’essenziale, evita i luoghi comuni. Ma in questa eloquente quotidianità, all’interno dei fatti della gente comune, si inseriscono improvvisi e assurdi accadimenti.
In Japanese Commuter Train un cuoco trasforma un passeggero in sushi, una signora vola via improvvisamente dal finestrino, alcuni passeggeri perdono braccia e gambe. Un flusso ininterrotto di immagini e suoni, viene proiettato su sei schermi che ricostruiscono l’interno del vagone di un treno della metropolitana. In Haunted House, su un fondo di musica elettronica un paesaggio urbano si rivela poco a poco sotto la luce di un riflettore che gira a 180° e trasforma lo spettatore in voyeur di tante piccole storie intime. Il deserto della città è attraversato da una corrente di humor nero, da una metafisica ironica. L’arte di Tabaimo più che una critica è un’indagine sull’invasione dei media nella vita di tutti i giorni.

maya pacifico
mostra visitata il 17 gennaio 2007


Gary Hill / Tabaimo
Parigi, Fondation Cartier pour l’art contemporain
261, boulevard Raspail (metrò Raspail o Denfert-Rochereau) – 33 1 42185659
www.fondation.cartier.com – fino al 24.II. 2007 ,tutti i giorni salvo il lunedì dalle 12 alle 20 – biglietto 6,50€, ridotto 4,50€


[exibart]

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  • Veramente molto interessanti le opere della Tabaimo, mi fa piacere che qualcuno abbia scritto di questa splendida mostra data dalla Fondation Cartier. Attenzione però, Ayako Tabata, ovvero Tabaimo è donna.

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