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16
settembre 2010
I piccoli musei di provincia, lontani dai circuiti
stabiliti, sono spesso occasione di piacevoli sorprese. È questo il caso di una
casa-museo in una cittadina nel nord della Germania, Itzehoe, dedicata a un
artista dalla straordinaria attività, la cui opera è finita relegata nelle note
a pie’ di pagina della storia dell’arte del Novecento. Ad ogni buon conto,
nella sua vita relativamente breve Wenzel Hablik (Brüx, 1881 – Itzehoe, 1934) non
si è fatto mancare nulla, dedicandosi alle pratiche più diverse – pittura,
incisione, grafica, tessitura, progettazione di mobili e oggetti di design,
architettura, scenografia – con una visionarietà sicuramente influenzata dallo
spirito del tempo, ma non per questo meno rimarchevole.
stabiliti, sono spesso occasione di piacevoli sorprese. È questo il caso di una
casa-museo in una cittadina nel nord della Germania, Itzehoe, dedicata a un
artista dalla straordinaria attività, la cui opera è finita relegata nelle note
a pie’ di pagina della storia dell’arte del Novecento. Ad ogni buon conto,
nella sua vita relativamente breve Wenzel Hablik (Brüx, 1881 – Itzehoe, 1934) non
si è fatto mancare nulla, dedicandosi alle pratiche più diverse – pittura,
incisione, grafica, tessitura, progettazione di mobili e oggetti di design,
architettura, scenografia – con una visionarietà sicuramente influenzata dallo
spirito del tempo, ma non per questo meno rimarchevole.
Formatosi all’Accademia di Vienna, dopo un periodo
d’irrequieti vagabondaggi tra i vecchi imperi asburgico e ottomano, Hablik si
avvicina sempre più, attraverso una serie di viaggi lungo le coste del Mare del
Nord e del Baltico, a Itzehoe, dove si stabilisce nel 1907, raccogliendo nel
frattempo gli stimoli visivi che raffinerà poi nel suo successivo, operoso
isolamento in provincia. Estraneo ai grandi gruppi delle avanguardie storiche,
ma pieno partecipe dello straordinario clima culturale del primo Novecento, nel
1912 espone a Berlino insieme a Kokoschka, Picasso, Kandinsky; amico tra gli altri di Boccioni e Gropius, Hablik sviluppa un immaginario
che, su una base stilistica chiaramente riconducibile alla Secessione viennese,
innesta temi peculiari, per lo più attinenti a un ideale di rinnovato rapporto
dell’uomo con la natura per il tramite di un’architettura fantastica.
d’irrequieti vagabondaggi tra i vecchi imperi asburgico e ottomano, Hablik si
avvicina sempre più, attraverso una serie di viaggi lungo le coste del Mare del
Nord e del Baltico, a Itzehoe, dove si stabilisce nel 1907, raccogliendo nel
frattempo gli stimoli visivi che raffinerà poi nel suo successivo, operoso
isolamento in provincia. Estraneo ai grandi gruppi delle avanguardie storiche,
ma pieno partecipe dello straordinario clima culturale del primo Novecento, nel
1912 espone a Berlino insieme a Kokoschka, Picasso, Kandinsky; amico tra gli altri di Boccioni e Gropius, Hablik sviluppa un immaginario
che, su una base stilistica chiaramente riconducibile alla Secessione viennese,
innesta temi peculiari, per lo più attinenti a un ideale di rinnovato rapporto
dell’uomo con la natura per il tramite di un’architettura fantastica.
Secondo quanto si ricava dalle note esplicative
dell’artista, la fascinazione vissuta da ragazzo per i cristalli di roccia che
raccoglieva tra le montagne della terra natale ha avuto un ruolo fondamentale
nello sviluppo delle slanciate immagini, tipiche della sua opera, di torri e
città immaginarie, isolate in ambienti montuosi o costruite sulle nubi, spesso
stagliate dinanzi lo sfondo di travolgenti cosmologie.
Il ciclo d’incisioni Schaffende Kräfte risulta esemplare di tale linea
espressiva: realizzate intorno al 1908 e originariamente pensate come
illustrazioni di un libro, le trenta tavole ricorrono perlopiù al tratto
calligrafico della puntasecca per tracciare visioni di paesaggi e costruzioni
riprese a volo d’uccello, incentrate sulla ricerca di un equilibrio tra uomo ed
elementi naturali alla luce di quell’ideale – proprio già del Romanticismo
pittorico, perlomeno da Runge in avanti – dell’arte come “nuova natura”.
espressiva: realizzate intorno al 1908 e originariamente pensate come
illustrazioni di un libro, le trenta tavole ricorrono perlopiù al tratto
calligrafico della puntasecca per tracciare visioni di paesaggi e costruzioni
riprese a volo d’uccello, incentrate sulla ricerca di un equilibrio tra uomo ed
elementi naturali alla luce di quell’ideale – proprio già del Romanticismo
pittorico, perlomeno da Runge in avanti – dell’arte come “nuova natura”.
Accompagna la serie un nutrito corpo calcografico di
soggetto e occasioni diverse, dalla grafica pubblicitaria (straordinaria, per
qualità e misura, la donna alla finestra realizzata per una ditta di
serramenti) a bozzetti attinenti evocative marine del nord o scene di vita
operaia.
luca arnaudo
mostra visitata il 1°
settembre 2010
dal 29 agosto al 24
ottobre 2010
Wenzel Hablik –
Druckgrafik
Wenzel-Hablik-Museum
Reichenstrasse, 21 – 25524
Itzehoe
Orario: da martedì a
venerdì ore 14-17; sabato e domenica ore 11-18
Ingresso: € 3,50
Info: tel. +49 48218886020;
museum@wenzel-hablik.de; www.wenzel-hablik.de
[exibart]