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fino al 24.XI.2008 | Männer II | Baden bei Wien, Galerie Jünger

di - 14 Novembre 2008
No, non è solo una questione di sesso. Da Les fleurs du mal di Charles Baudelaire al premiatissimo film American Beauty di Sam Mendes, l’opera di Casaluce-Geiger, che fa anche da immagine-manifesto alla mostra collettiva Männer II, ha davvero somiglianze di famiglia con titoli, affiche e atmosfere della produzione poetica moderna e contemporanea.
In questo suo lavoro – una foto digitale della serie Adam & Adam – spicca un bel mazzetto di rose rosse a coprire il sesso di un giovane del quale si mostra il ventre e parte delle gambe: un taglio che esibisce un corpo maschile simile a un frammento antico recuperato dopo secoli o millenni. Il passato e il presente. È esattamente la fusione degli orizzonti temporali a fornire una delle chiavi di accesso a quest’opera e all’intera esposizione.
Titolo secco, dunque, ontologically correct, ispirato al soggetto artistico per eccellenza: l’uomo, nel senso di maschio, il sesso forte. Forte? Come nella celebre raccolta di poesie di Baudelaire in cui all’uomo – il poeta stesso – tocca l’insopportabile discesa nell’inferno della vita, o nel film di Mendes, a cui spetta il delirio della depressione, anche all’uomo dimezzato e senza identità di Casaluce-Geiger tocca un destino tutt’altro che eroico. Vive e si fa scudo di una bellezza de-localizzata in un mazzo di rose: vanità e vanitas, a cui si sovrappone un indecifrabile codice alfanumerico, a indicare un senso d’incomunicabilità.
Una seconda opera della stessa artista – sempre dalla serie Adam & Adam – inscena, in una soffusa atmosfera di armonie musicali, una doppia nudità la cui matrice maschile pone, ambiguamente, qualche problema di identificazione.

Altrove, l’elegante e misurata plasticità di nudi maschili di gruppo, corpi classici nella loro forma e moderni nell’espressione dinamica, ben sagomati dal forte chiaroscuro fotografico su sfondo nero, si rivela essere l’esito scenografico di un’accurata regia femminile alla Leni Riefenstahl. La serie fotografica è di Ilse Haider.
Ed Elke Krystufek, con un piccolo escamotage tutto femminile, utilizza la pittura come sorta di tessitura. Le basta eseguire il ritratto di un uomo – è Kim Fowley – su un evocativo ritaglio di lenzuolo per far trasparire sul retro la stessa immagine e far guadagnare alla figura una permanente penetrazione nella profondità della materia/memoria.
Una quarantina di opere, venticinque artisti, molti giovani e qualche nome ormai storico, come Hermann Nitsch con testimonianze fotografiche dei suoi catartici rituali sanguinolenti, o Anton Kolig con schizzi a matita di nudo da atelier – risalenti al 1920 – che, nella loro incerta definizione, in questo contesto fanno dell’uomo un soggetto appena decifrabile. O ancora Fritz Wotruba con una sculturina che rimanda a una dimensione arcaica e rituale della sessualità, e Arnulf Rainer che si esprime mediante un registro totalmente astratto.

Insomma, con molti richiami a narrazioni mitiche, Ecce Homo: sciamano, demone, mostro nelle suggestioni arcaiche di Elisabeth von Samsonow; fauno con Franz Graf e Christy Astuy; soggetto esemplare o semplice totem fallico con Karl Spörk; materia da plasmare in simbiosi col femminile con Jakob Gasteiger & Sandra Nalepka.
Carne viva da contemplare o lacerare. Carne pietrificata dell’artista che serra nei pugni, oltre la veglia o oltre la vita, i suoi eterni arnesi di lavoro, con Fabian Fink.

franco veremodi
mostra visitata il 2 ottobre 2008


dal 24 settembre al 24 novembre 2008
Männer II
a cura di Andrea Jünger-Rychlik
Galerie Jünger
Pfarrgasse, 1 – 2500 Baden bei Wien
Orario: da martedì a venerdì ore 15-18; sabato ore 10-12
Ingresso libero
Info: tel. +43 6641114771; juenger-rychlik@a1.net

[exibart]

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