Filo conduttore della mostra è il vetro: materiale polifunzionale di ampio utilizzo diviene, in questo caso, materia prima per una variegata e fantasiosa interpretazione d’artista.
Si rimane piacevolmente colpiti dalla delicata opera Snowball, dello scultore svizzero Not Vital. In una teca illuminata da vivida luce, affiorano come preziosi gioielli tre sfere trasparenti, quasi incantate. Ci si accorge, guardandole attentamente, che la loro forma non è perfetta: si tratta di palle di neve, quelle che in questi freddi mesi invernali compattiamo frettolosamente per bersagliare gli amici… questa loro imperfezione le fa apparire ancora
Da un gioiello all’altro, Jean-Michel Othoniel sembra essersi ispirato ad Oldenburg, se non altro per aver ricreato in scala 20:1 una collana di perle di vetro provenienti da Burano. Anche l’installazione di Tony Oursler ipnotizza, come sempre, i visitatori. Sussurri, riflessi, video proiezioni si alternano nell’eclettica opera datata 2000 The Empty Cabinet. Ma è molto facile perdere l’orientamento tra le diverse sculture, i monitor ed i video dislocati nello spazio assegnato all’artista americano. Senza dubbio accattivanti e suggestive la serie di bolle di vetro dalle fattezze diaboliche che si susseguono lungo la diagonale della stanza. Kiki Smith presenta due lavori, Mine e Rainbow, piccole grandi goccie d’arcobaleno che caricate di trasparenze e colori abbandonano il cielo per ritrovare equilibrio sulla terra.
chiara longari
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