La personale di Stefano Cagol nello spazio di Platform -project space nell’East End di Londra- è il primo momento di un progetto focalizzato sul simbolo della bandiera che toccherà, con specifici interventi d’arte pubblica, varie città internazionali, con la collaborazione di spazi museali a Tokyo e a New York.
Nel video appositamente creato per la mostra londinese, l’artista riutilizza il simbolo della bandiera americana già presente nella prima versione di Stars and Stripes (video installazione realizzata nel 2002 alla Galleria Civica di Trento per Nuovo Spazio Italiano). Ma qui accentua l’aspetto del movimento, per enfatizzare l’incertezza e la natura cangiante degli ideali, delle promesse, delle verità che definiscono l’attuale complesso periodo storico. In un mondo dove la guerra viene promossa a salvaguardia della pace, la verità sembra confondersi con la menzogna: da qui il titolo della mostra, Lies.
La bandiera a stelle e strisce appare estrapolata dal contesto, scagliata in un cielo a volte terso a volte grigio, sdoppiata simmetricamente e mossa dal vento. L’oggetto assume così aspetti diversi che possono essere letti in modo oggettivo o soggettivo: diventa senza soluzione di continuità una farfalla, un cuore, uno stemma militare, assumendo innumerevoli forme in una mutazione continua e non narrativa, per tutto il corso della proiezione. Il video -25 minuti di loop ininterrotto – è composto da una serie di frammenti di varia lunghezza (da pochi secondi ad alcuni minuti), intervallati da cinque secondi di nero. Ogni frammento è differente dall’altro: cambiano lo sfondo del cielo, la distanza della telecamera dal soggetto, la luce e il ritmo a cui la bandiera di muove.
Il suono che accompagna le immagini è registrato direttamente nelle strade di New York, ma, rallentato e modificato attraverso un intervento digitale minimo, diventa una presenza nascosta, indefinita, quasi minacciosa.
Il video si chiude con un veloce zoom sulla bandiera: l’immagine si sfoca, invade l’intero schermo per diventare completamente astratta. L’avvicinamento e la progressiva distorsione del soggetto originario sembrano voler essere un invito a guardare il mondo con i propri occhi. E a fondare la propria esistenza su valori autentici, personali, piuttosto che su ideali imposti e instabili.
chiara zampetti
mostra visitata il 10 febbraio 2005
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